(A. Santoni) – Del mitico cognac Ararat ne è volato moltissimo ieri mattina nelle cappelliere del doppio charter azzurro tra Erevan e Firenze. Eppure una certa critica etilica doveva essere rimasta a casa, secondo la battuta di Cesare Prandelli che, come sempre molto aperto nei suoi colloqui con i media, ieri pomeriggio, dopo un lungo argomentare tecnico, si è tolto il “tappo” dalla scarpa, verrebbe da dire, testimoniando un disagio personale che è anche certamente quello della squadra (e dunque tocca a lui interpretare per controllarlo), rispetto ad alcuni giudizi maturati davanti alla tv, ricevuti dopo questo 3-1 da primato: «Ieri sera (venerdì, ndi) io e i giocatori abbiamo pensato di aver fatto una buona partita, poi letti i giornali, ne è stata presentata un’altra. Per non dire che il pari dell’Armenia è arrivato dopo un errore tecnico arbitrale clamoroso…».
CORRIERE DELLO SPORT Prandelli: “Caro Zeman, questo è De Rossi”
UNA ANALISI – […] E il senso del ruolo ha avuto poi il sopravvento sul contorno, proprio intorno all’argomento da prima pagina del successo di Erevan: il riscatto promesso e ottenuto dei due romanisti, De Rossi e Osvaldo, esclusi polemicamente da Zeman prima della sosta internazionale, e autori dei gol della vittoria italiana, il terzo addirittura confezionato insieme. A domanda semplice e opportuna, Prandelli ha detto e spiegato un sacco di cose: «Se Zeman mi deve ringraziare? No. Ogni allenatore ha il sacrosanto diritto di fare le proprie scelte e di motivarle. Vero che le sue critiche sono state pesanti, ma come ho sempre pensato e detto, i giocatori debbono dare le risposte sul campo. E’ quello che è accaduto. Adesso? De Rossi e Osvaldo sono stati bravi e precisi sui gol, col 3-1 firmato in tandem. L’unica cosa è che ora dovranno giocare la prossima partita non da 7 ma da 8… Ma hanno capacità e esperienza per farlo».
UNA LEZIONE – Ma è stato a proposito di De Rossi, del suo ruolo in Nazionale e nella Roma, al centro dello scontro tra lui e Zeman, che Prandelli ha fatto una considerazione tattica definitiva, rivolta proprio al Boemo. Parole che meritano di essere lette tutte con attenzione: «Daniele a Erevan ha giocato sia interno che, dopo l’uscita di Pirlo, centrale? In azzurro De Rossi ha sempre fatto partite importanti, dando la massima disponibilità. Sapete cosa penso delle sue difficoltà nella Roma? Che quello che conta è l’interpretazione del ruolo, e per quella ci vuole tempo. Ora abbiamo sempre detto tutti che tutte le squadre di Zeman hanno un gioco. Bene ma per quel gioco ci vogliono i tempi giusti: se non ci sono quelli, la manovra diventa difficile. Penso che tutto e subito sia impossibile da ottenere. Con il tempo e la pazienza si arriva al risultato. E De Rossi può arrivare a fare quello che gli chiede Zeman. Qui fa già i due ruoli? Ma da noi è diverso: qui non siamo rigidi, abbiamo scelto quel centrocampo flessibile per questo».
UNO DI TROPPO – Concetti chiari, idee chiare. Anche su un’altra incognita giallorossa: la coppia Osvaldo-Destro. Anche in questo caso il ct ha idee nette: «Quando li abbiamo scelti contro Malta abbiamo avuto delle difficoltà. Io dico che sarà improbabile vederli insieme dall’inizio. Magari con un 4-3-3…ma si dovrebbe lavorare molto per trovare l’equilibrio giusto davanti». […]