(A. Santoni) – Nel bene, tantissimo, e nel male, meno in proporzione ma comunque censurabile, questi giorni azzurri sono stati anche, tra tante vicende, quelli di De Rossi-Osvaldo. (…) De Rossi ha segnato due gol consecutivi come mai gli era successo nella sua lunga storia azzurra, che lo ha portato ora tra i primi dieci nazionali di sempre, a quota 82, come Baresi. Non solo notti da bomber le sue (13 in tutto, come mai nessun romanista prima), ma anche gioco, applicazione e silenzio. Muto è arrivato, muto, ma sorridente, è tornato a Roma.
Non così si può dire di Osvaldo. Per lui un gol a Erevan (su assist di Daniele) ma anche il rosso contro la Danimarca a inizio ripresa, che gli ha tolto dei punti agli occhi del ct oltre ad aver costretto la Nazionale a giocare in inferiorità numerica, per 45’. (…) Ieri Prandelli sull’argomento è apparso conciliante: «A Osvaldo glielo ho detto, dopo che mi aveva ribadito di non voler colpire Stokholm ma solo di liberarsi dal suo tentativo di prenderlo per un braccio: a questi livelli l’arbitro è punitivo anche per un semplice sospetto. Più sali di palcoscenico, più devi essere capace di reggere alla pressione ». Detto questo il ct ha promosso la coppia formata dal romanista e Balotelli: «Fino all’espulsione, mi era piaciuta la sua intesa con Mario. I due funzionano: dobbiamo migliorare piuttosto i tempi di gioco del centrocampo, a tratti eravamo troppo piatti ».
GRANDE DANIELE – Tutto si può dire tranne che la prestazione di De Rossi sia stata piatta. Dopo Armenia-Italia, appena tornati a Coverciano, sabato scorso, Prandelli aveva dedicato la parte centrale della sua conferenza stampa per spiegare, in modo chiarissimo, quale fosse, a suo modo di vedere, l’essenza del caso De Rossi. Il nodo del contrasto con Zeman, secondo il ct, era prettamente di natura tecnico-tattica. Una specie di lezione a distanza, da allenatore ad allenatore, senza la presunzione di prevaricare alcun ruolo. Il senso era: Zeman ha un gioco, il cuore del gioco sono i tempi, senza i quali non c’è Zeman. (…) Il fatto che in Nazionale il romanista svolga più compiti, da centrale come piace a lui o da interno, come vorrebbe il Boemo, non significa nulla perché l’Italia ha schemi più semplici. Un’impalcatura teorica, quella del ct, che ha avuto conferma nella prestazione del giallorosso contro la Danimarca. E il giorno dopo Prandelli ha mandato l’ultimo messaggio al collega e alla piazza: «Io De Rossi l’ho visto sereno dentro. Lui ha la capacità di superare i momenti di difficoltà».