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CORRIERE DELLO SPORT Roma, da progetto a cantiere ancora troppo aperto

Fenucci Baldini Sabatini Baldissoni

(A. Maglie) – Discontinui in campo, instabili fuori. La fotografia attuale della Roma preoccupa tifosi che con la propria squadra hanno un rapporto epidermico, viscerale, dettato da passione antica e amore incondizionato; scelta di pancia non di testa perché la seconda normalmente porta verso chi vince a ripetizione, la prima verso chi si sente più affine, come dire, verso una casa dell’anima e del corpo. Come dice un vecchio adagio che circola da sempre tra i tifosi giallorossi: «La Roma si ama, non si discute». Restano discutibili solo le scelte: tattiche, tecniche, di mercato.

Non si può dire che la società sia stata «avara» in questi quindici mesi. Ha messo a disposizione risorse pur chiedendo ai suoi manager di mettersi in linea di galleggiamento rispetto ai paletti fissati dal fair play finanziario. Certo, il calcio è una macchinetta mangia-soldi: più spendi, più hai l’impressione che troppo poco sia stato speso. E’ un ambiente in cui le dimensioni del reale si confondono all’interno di visioni oniriche. La Roma, pur non eccedendo, ha comunque messo a disposizione energie finanziarie non irrilevanti, soprattutto in tempi di cinghia stretta. Costruire nel tempo: questo era l’obiettivo. Eppure, per quanto riguarda la squadra, nonostante gli ottimismi della vigilia (peraltro quasi unanimemente condivisi) la squadra continua ad avere più l’aspetto di un cantiere appena aperto che di uno stabile privo solo di dettagli: porte, serramenti, rubinetterie. Qui siamo ancora alle fondamenta. Sarà meglio De Rossi di Tachtsidis nel ruolo di metodista? Probabilmente sì. L’assortimento di attaccanti sembra scarseggiare sul fronte delle punte laterali ma si può chiedere a Zeman, visceralmente legato al 4-3-3, di inventarsi una soluzione che metta d’accordo penuria (di figure specifiche) ed efficacia? E poi il solito problema del laterale, sofferto anche lo scorso anno. Dopo una stagione, la rivoluzione «spagnola» è stata archiviata con cessioni e accantonamenti; la semina successiva, però, al momento non ha completamente attecchito. Al pari della squadra, anche la società appare alla ricerca di una identità, anzi di un organigramma. La «nuova» Roma in quindici mesi ha «battezzato» tre presidenti, nel frattempo figure che dovevano dare al club un tratto managerialmente innovativo appaiono già tentate da nuove avventure. Questo diffuso senso di incertezza incide negativamente sui risultati almeno quanto inappropriate scelte tattiche.


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