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CORRIERE DELLO SPORT Squadra contestata nella notte di sabato a Fiumicino. Tecnico risparmiato, per ora…

Zdenek Zeman

Ore 1.30 di domenica 30 settembre: alla fine del mese delle buone intenzioni, termina l’effetto della medicina Zeman. Una trentina di tifosi ha aspettato la Roma a Fiumicino dopo il crollo di Torino e ha ricoperto di insulti la squadra. «Andate a lavorare» e «Bravi, bella figura di m…» sono state le espressioni più generose nei confronti dei giocatori. Zeman, di per sé, è stato risparmiato dalle parolacce – del resto, ne aveva già sentite troppe dagli juventini – ma l’incontro tra la Roma e il suo popolo è la fotografia di un ambiente che ha perso la pazienza. La protesta è proseguita per tutta la giornata attraverso i social network della società: dagli slogan «Vergogna» e «Fate pena» in su, ce n’era per tutti i gusti.

PASSO INDIETRO – Curiosamente, l’ultima adunata a Fiumicino per una partita persa in trasferta risaliva al 22 aprile. Sempre di rientro dallo Juventus Stadium, ma con Luis Enrique in panchina, la Roma venne contestata per un 4-0 che sembrava irripetibile nelle modalità. (…) Inoltre, ad aprile la Roma aveva resistito almeno ventotto minuti, prima di arrendersi a un calcio di rigore con espulsione, mentre sabato al 19′ era già inerte davanti ai cori di scherno dei tifosi avversari. Infine, la delusione ora fa più male perché contraddice una sensazione che si stava diffondendo nell’aria: la squadra aveva stimoli speciali nei confronti della Juve tritacarne. Chissà cosa sarebbe successo se la voglia non ci fosse stata. Nessun romanista sano di mente pensava di battere facilmente una squadra imbattuta da 44 partite. Ma nessuno, al contrario, avrebbe immaginato una sconfitta così evidente e indiscutibile.
DUBBI – Adesso Zeman non può più passare per il maestro. E nemmeno per il parafulmine dei limiti strutturali della rosa. All’indomani di Juventus-Roma, come è logico, diventa l’imputato principale: i primi tre gol subiti hanno tanto di zemaniano, dalla mancata marcatura a Pirlo alla difesa affettata con tagli banalissimi degli attaccanti; e la fase offensiva è stata quasi inesistente, anarchica, scostante. Però bisogna anche andare oltre. Il 22 aprile, allo Juventus Stadium, in panchina c’era un allenatore diverso. E in campo c’erano otto undicesimi di squadra differenti (in comune solo Stekelenburg, De Rossi e Osvaldo). Non sarà che sono state sbagliate le strategie nel momento di concepire l’organico?
IL VIAGGIO – La squadra ha assorbito la botta in composto silenzio. Sul volo di ritorno, nessuno parlava. Neppure Zeman, che pure domani alla ripresa scuoterà i giocatori. Anche di fronte alla contestazione, la Roma ha preferito incassare. La speranza dei tifosi, soprattutto quegli ottocento che sono andati a Torino e hanno incitato fino all’ultimo i loro uomini, è che la frustrazione si trasformi in uno stimolo per ripartire. Dopo la sosta di settembre, la Roma ha perso due partite e ne ha pareggiata una, in casa con la Sampdoria. Alla sosta di ottobre, dopo la sfida con l’Atalanta del romanista Colantuono, Zeman deve arrivare con un sorriso. Altrimenti la perdita di entusiasmo degenererà in disaffezione. Proprio come con Luis Enrique.
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