(S. Di Segni) – Fu anche una questione di principio. Erik Lamela rappresentava il prototipo del giocatore che volevano, giovane e sfacciato. E se l’operazione, nell’estate del 2011, si presentava effettivamente cara assai, strapparlo alla concorrenza significava pure lanciare un messaggio: la nuova Roma era (è) disposta a investire. L’argentino è lo slogan del ds Sabatini: su di lui – forse scherzando – il dirigente ha detto di essere disposto a scommettere (ed eventualmente a rimettere) il proprio mandato. In quindici mesi le quote delCoco sono oscillate parecchio: di questi tempi, un anno fa, i bookmakers avrebbero pagato pochino per la stessa puntata del direttore sportivo, perché il 23 ottobre scorso Lamela aveva giusto esordito in serie A con una prodezza da tre punti, all’Olimpico contro il Palermo. Fu un lampo e un mezzo inganno, la proiezione – disattesa – di una stagione luminosa, per lui e per la Roma. Così la Capitale lo metterà sotto processo tante volte (…).
CORRIERE DELLO SPORT Tesoro Lamela
APPRENDISTATO – L’era Zeman per Lamela si è aperta con una preparazione attraversata a giri alti: il ragazzo faceva segnare i tempi migliori fra le montagne. Però «capiva poco» del 4-3-3 boemo. Il tecnico non ne ha mai fatto mistero. Questione di ruolo, è più trequartista che esterno, secondo un sentore diffuso. Secondo l’allenatore, tutto ruota intorno alle spalle: darle alla porta e non gettarsi negli spazi, non fa parte del galateo zemaniano.
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INCIDENZA – Al netto di tutti i rimbrotti, Lamela non ha saltato una sola partita in campionato. E’ un primato, nel circolo dei ventenni,che condivide con Gianluca Caprari, Ishak Belfodil e Stephan El Shaarawy: ma in Italia solo il Faraone rossonero incide più del giallorosso, per quanto i guizzi del collega – cinque – siano risultati talvolta vani per le sorti del Milan. Lamela è finito in panchina in una sola circostanza, a San Siro contro l’Inter, e ha già messo insieme tre reti. Quella contro l’Atalanta avrà fatto arrabbiare Zeman, proprio perché al maestro ha dato ragione: può capitare di entrare in porta con tutto il pallone, se prima ci si infila nell’area avversaria senza sfera e se c’è Francesco Totti che disegna la traiettoria.
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MOMENTO – Quel gol gli ha dato sicurezza. L’acuto con il Genoa è stato un’altra iniezione. La scommessa di Sabatini è tornata d’attualità, questa volta è al ds che vengono accreditate maggiori chance di passare all’incasso. Lamela nel frattempo si allena come un ossesso, prova a memorizzare nella testa e nei muscoli i meccanismi del tridente: ha paura, raccontano, di pagare la prima disattenzione. Ma la concorrenza adesso lo scalda, non lo brucia. E i suoi progressi sono costanti. (…) merito di Pablo Daniel Osvaldo, la chioccia di Erik: quei battibecchi non hanno lasciato il segno, anzi, l’ex River Plate pende dalle labbra dell’azzurro. Stanno formando una bella banda, vogliono fare nuovi adepti e suonare ancora per la Roma. Un rock, neanche a dirlo.