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CORRIERE DELLO SPORT Testa e gambe il gruppo cresce
(A.Ghiacci) E’ cambiato? Sì, forse un po sì. Ma come si cambia nella vita, crescendo e maturando, acquistando man mano differenti punti di vista. Perché in linea di massima Zdenek Zeman è sempre lui. E c’è tanto di suo nella nuova Roma, la seconda della proprietà americana. Meriti, soprattutto. Ma anche qualche piccolo difetto ancora da limare e che forse non verrà mai perfezionato. La Roma che domenica sera ha battuto il Genoa a Marassi è stata per certi versi una squadra molto zemaniana. Non nello sviluppo del gioco in sé, quanto nel carattere mostrato dal gruppo, sempre pronto a riproporsi in attacco, sempre intenzionato a giocare un calcio propositivo, d’attacco. Non è un caso se oggi il reparto avanzato giallorosso è il secondo migliore di serie A dopo quello della Juventus: 18 gol contro 19. Le squadre di Zeman sono così da sempre, attaccano a testa bassa, senza badare troppo alla fase difensiva. E infatti anche il numero dei gol subiti è tipico del boemo: Stekelenburg ha preso 13 reti, la difesa giallorossa è la seconda peggiore del campionato insieme con quella del Catania.
GESTIONE – Più meriti, comunque. Soprattutto a livello di gestione del gruppo. Due giorni fa, allo stadio Ferraris, è arrivata la controprova che in tanti si aspettavano. Le parole spese dall’allenatore di Praga nei confronti di De Rossi e Osvaldo, arrivate dopo l’esclusione dei due contro l’Atalanta, hanno avuto l’effetto che proprio Zeman aveva immaginato: stimolo più che critica. E il punto è stato centrato: i due sono stati tra i migliori nella seconda vittoria consecutiva della Roma, il centrocampista è tornato a sacrificarsi per la squadra, l’attaccante ha segnato la sua prima doppietta in maglia giallorossa. (…)
TENUTA – Tempo speso bene, quello trascorso da inizio luglio a oggi. Anche dal punto di vista fisico-atletico. Gestione condotta benissimo: le parole spese su De Rossi e Osvaldo hanno centrato l’obiettivo ovviamente. Le squadre di Zeman hanno sempre volato, questa Roma comincia a mostrare i frutti del duro lavoro svolto finora. Contro il Genoa i giallorossi, malgrado abbiano messo in mostra i primi pessimi venti minuti che vanno in onda da tre partite a questa parte (Juventus, Atalanta e appunto Genoa), sono riusciti a chiudere la partita in crescendo, dimostrando di avere benzina nelle gambe. Se proprio va trovato un aspetto in cui Zeman non è ancora riuscito a mettere mano come pensa e crede di poter fare, va detto che il gioco della Roma è zemaniano soltanto a tratti. Ma questo non è detto sia un difetto: se questa è la squadra più forte che Zeman abbia mai avuto tra le mani, è chiaro che alcuni componenti del gruppo sono campioni affermati e ovviamente sarà sempre più difficile “chiudere” in uno schema un giocatore di un certo livello rispetto al giovane promettente che però deve ancora spiccare il volo. Ma i lampi, soprattutto quelli visti a Milano, alla seconda giornata in casa dell’Inter, sono stati chiarissimi: erano degni figli del 4-3-3 di stampo boemo.
SOCIETA’ – Ancora è presto per cominciare a cullarsi. Ma dopo la vittoria di Genova vanno riconosciuti anche i meriti dei dirigenti giallorossi. Il bel successo del Ferraris è arrivato grazie all’apporto di una serie di giocatori voluti dal direttore generale Franco Baldini (ieri a Coverciano per una lezione sul ruolo del dg) e da quello sportivo Walter Sabatini: sono stati loro, insieme a Zeman, a scegliere pezzo per pezzo i componenti dell’attuale organico. Osvaldo, Piris, Stekelenburg, Florenzi, Tachtsidis, Castan, Marquinhos e Lamela per citarne solo alcuni. (…)