(R.Boccardelli) La sosta azzurra avrebbe dovuto indurre un effetto-camomilla. I tifosi giallorossi esausti dopo l’immane dibattito su Zeman, De Rossi, Osvaldo e dintorni, si erano praticamente appisolati in attesa di Cleopatra, sognando di lanciarsi da 39mila metri e atterrare a Marassi per dare il calcio d’inizio di Genoa-Roma, che già non ne potevano più di stare senza campionato. Insomma, la sosta doveva avere un effetto calmante e in realtà il marchingegno stava funzionando. E invece che ti vanno a fare quei due dispettosi? Portano l’Italia alla vittoria nella lontanissima Armenia segnando i due gol del ko, risvegliando titolisti a corto di argomenti e tifosi in ferie da calcio incerti sul week end ottobrino. Perfino Cesare, non il grande generale, ma il più contemporaneo Prandelli, trova il tempo di spiegare a Zeman come dove e quando De Rossi è uno dei più forti. Come se Zeman non lo sapesse (ma ne è convinto?). E ieri ci si è messo anche Carletto Ancelotti da Parigi. Ha fatto sapere che a questo punto, visto quanto succede a Trigoria e dintorni, beh, a gennaio un’offertina per De Rossi il suo sceicchetto la farà. E quando si muovono quelli, sono petroldollari che fanno girare la testa a chiunque, perchè no, anche alla Roma. (…) Stasera Daniele torna in campo a San Siro contro la Danimarca e domani, a quattro giorni dal match di Marassi, ecco il ritorno a Trigoria e il possibile faccia a faccia con Zeman. A proposito del boemo, ha avuto qualche giorno in più per elucubrare qualche soluzione, ma adesso ci siamo. Cosa farà con De Rossi? Lo farà giocare? E dove? Oppure tirerà avanti per la sua strada lasciandolo ancora in panchina? Non c’è dubbio che da queste scelte passi buona parte del futuro della Roma in questa stagione e di De Rossi per il resto (forse) della sua carriera. Passata Cleopatra, i legionari in giallorosso riprendono la loro quotidiana battaglia. Se il boemo insistesse la questione potrebbe diventare molto seria
Zeman tiene il punto, approfitta del fatto che De Rossi è reduce da due partite ravvicinate con la Nazionale e lo tiene ancora fuori, senza spiegare se lo fa per una questione tecnica, tattica o perchè ritiene Daniele stanco per giocare a Marassi. Discorso che (attenzione) dovrebbe valere anche per Alessandro Florenzi, protagonista del doppio match dell’Under 21 con la Svezia. In ogni caso il boemo determinerebbe un ulteriore strappo perchè De Rossi è troppo orgoglioso per dire non solo a Zeman ma a qualsiasi tecnico: «Mister, sono stanco, mi fermo per un giro». No, non è questo il Daniele che conosciamo. Per fargli alzare bandiera bianca ci vuole ben altro che due partite neanche troppo difficili con la maglia azzurra. Il ragazzo di Ostia è uno che non si tira mai indietro e non lo farebbe neanche stavolta. E le eventuali spiegazioni del boemo, tutte sicuramente fondate e ponderate, non ridurrebbero di un centimetro la distanza tra De Rossi e la Roma che a quel punto potrebbe diventare siderale.
Se De Rossi non gioca col Genoa vuol dire che Zeman vuole andare fino in fondo oppure che nell’auspicabile faccia a faccia dei prossimi giorni i due non si siano chiariti affatto, restando ognuno sulle proprie posizioni. Sul piano tecnico (De Rossi si vede centrale di centrocampo mentre l’allenatore lo preferisce intermedio) e anche sul piano comportamentale: De Rossi avrà chiesto, chiederà spiegazioni su quella frase dura come la pietra, «non si allena bene, pensa ai fatti suoi». E se non avrà risposte più che convincenti dal suo punto di vista, potrebbe ritirarsi sull’Aventino in attesa di novità. Se tornasse titolare non vorrebbe dire che è tutto superato. Tutto si chiarisce, Zeman e De Rossi si affrontano in un cavelleresco faccia a faccia e si danno le spiegazioni del caso con la benedizione di Baldini, Sabatini, Pallotta, la banca, citati in ordine sparso. Finisce a tarallucci e wine, pacca sulla spalla, De Rossi va in campo, la vena si gonfia, tackle scivolato, inserimento e gol di testa a Genova come a Yerevan. Semplice no? No, perché stavolta le dichiarazioni di Zeman, che hanno sconfinato dal lato tecnico a quello etico-professionale, hanno messo la Roma di fronte ad un caso non semplice da risolvere. Perchè De Rossi non è un giocatore qualsiasi, perchè si è sempre sentito una bandiera di questa Roma e anche perchè i top club d’Europa non hanno mai smesso di cercarlo e, come pubblicamente dichiarato da Ancelotti per il suo Psg, sono pronti a rilanciare nel mercato di gennaio.
Ma vogliamo immaginare che in questa storia d’amore e di coltello (dialettico), ci sia un lieto fine, se non per l’eternità, almeno per l’urgente attualità di una Roma ancora a caccia di se stessa. Dopo le stilettate del boemo la società si è mossa sotto traccia, ha voluto capire e ha capito che non è facile uscirne. Ecco perché in questi giorni potrà essere decisivo proprio il lavoro dei dirigenti (Baldini e Sabatini prima di tutti) che hanno il dovere di ricucire il ricucibile, soprattutto sul piano personale. Qui non è in discussione il diritto di scelta della formazione titolare da parte del tecnico,ma più in generale uno schietto rapporto di fiducia che non può mancare tra un allenatore ed uno dei suoi giocatori più importanti. Centrale o intermedio. In ogni caso De Rossi può fare la differenza Tutto risolto, strette di mano, sorrisi più o meno di circostanza, De Rossi si rituffa negli allenamenti con la testa più leggera e una maglia da titolare lavata e stirata pronta per Genova. Già, ma poi Zeman dove lo mette? Il dilemma è noto ed è una delle cause, se non quella principale, dell’attrito tra Daniele e Zeman sfociato nelle parole grosse volate nel ventre dell’Olimpico dopo Roma-Atalanta.
Non è mai stato un grande diplomatico il “sor Zdenek” (?), ma forse questa volta dovrebbe almeno far finta di togliersi la corazza praghese e vestire tuniche da sofista ellenico. Potrebbe spiegare ad esempio a De Rossi che, come in Nazionale, può agire in mediana leggermente avanzato e da quella posizione orchestrare il gioco anche con un occhio alla porta avversaria. Una sorta di regista decentrato, come con il suo grande estimatore Prandelli. Insomma, per dirla proprio alla praghese, dovrebbe un po’ incartargliela. De Rossi ha tale e tanta voglia di tornare in campo con la Roma, che non gli dovrebbe essere poi così difficile convincerlo. C’è anche una soluzione più semplice: canticchiare a Tachtsidis un fatti-più-in-là verso la panchina e restituire a De Rossi le chiavi del centrocampo. Daniele non sarà nè Pirlo nè Verratti in cabina di regìa, ma sa tenere in pugno una squadra e portarla alla vittoria. Il boemo potrebbe sfruttare in questo senso il desiderio di rivalsa che anima il biondo e trarne vantaggio per tutta la squadra. Centrale o intermedio De Rossi, un De Rossi convinto e rigenerato dopo i chiarimenti necessari, può essere l’arma in più di una Roma che in questo momento ha bisogno di punti di riferimento importanti.