(L.Valdiserri) “Il manuale del calcio” di Agostino Di Bartolomei (Fandango Libri, 269 pagine, 15 euro) mi è capitato tra le mani poco prima di Juventus-Roma, cioè la gara che, con il ritorno di Zdenek Zeman sulla panchina giallorossa, era diventata la madre di tutte le partite. Ho cominciato a leggerlo e il primo pensiero che mi è venuto in mente è che persone – attenzione, ho detto persone e non personaggi – come Ago e come il capitano bianconero Gaetano Scirea erano una fortuna non solo per le loro squadre, ma per tutto il calcio italiano. Con loro era sport, mai guerra. Il rispetto dell’avversario non era una regola del gioco, veniva proprio prima di tutto.
Questo blog è dedicato a persone che non erano ancora nate quando Di Bartolomei giocava. Ma proprio per questo il libro di Ago, come lo chiama suo figlio Luca, è importante: perché prescinde dal tempo. E’ un vademecum tra regole (quasi tutti i calciatori e gli allenatori non le conoscono o ne danno un’interpretazione particolare), esercizi per diventare giocatori o quanto meno cittadini sani, racconti di chi il calcio lo ha vissuto e amato. Può essere sintetizzato al massimo con questa frase: il calcio è semplicità. E la frase vale anche per la vita.
Come scrive il figlio Luca “i primi appunti e le prime bozze che ho ritrovato risalgono al marzo del 1985. Negli anni successivi Ago avrebbe continuato a lavorarci, aggiungendo pagine e approfondendo singoli aspetti, dalla tecnica calcistica agli allenamenti, senza avere il piacere di vederlo pubblicato. Era rimasto chiuso in uno di quei cassetti che di solito si preferisce non aprire. Fino a ora. Così, quando ho ritrovato le bozze, ho creduto fosse giusto avverare questo suo desiderio restituendo ai tifosi e agli sportivi un po’ di quell’affetto che in questo tempo loro avevano avuto per Ago e per la mia famiglia”.
La storia di Agostino Di Bartolomei, morto suicida a 39 anni il 30 maggio 1994 (“Mi sento chiuso in un buco”, scrisse in un biglietto), è stata bella e disperata. Questo libro la restituisce tutta, con un valore in più, fortemente voluto da Luca: la speranza in quello che può portarci il futuro.