(M. Galdi) – È sempre la «tessera del tifoso»a focalizzare l’attenzione di tutti. È di ieri la sentenza della prima sezione del tribunale civile di Roma (giudice unico, Vittorio Contento) che ha condannato la Roma a «risarcire» un abbonato per i danni morali subiti a causa della tessera del tifoso. Cinquemila euro perché ci sarebbe stato un «trattamento illecito» dei dati personali dicono gli avvocati. Si tratta di una causa pilota intentata dagli avvocati Paolo Ricchiuto, Lorenzo Contucci e Giovanni Adami. Contucci ha anche spiegato: «Si è stabilito un principio importantissimo». E i tre legali hanno anche sottolineato come il problema della tessera del tifoso è un argomento che conoscono «bene i circa 700.000 abbonati alle varie squadre di A». Una dichiarazione che ha fatto tremare i dirigenti di serie A. E se adesso fanno tutti causa? Avranno pensato. Comunque quella di ieri è solo una sentenza di primo grado e i legali della Roma, ma anche quelli di altre società, sono in attesa delle notifiche e delle motivazioni prima di esprimere un parere.
Problema risolto In realtà la situazione è da tempo sotto controllo. Il Viminale, che ha sempre contato sul parere del «garante della privacy», anche dopo le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato, aveva chiesto alle società di essere «più chiari» sull’eventuale utilizzo dei dati per il merchandising e il marketing. Insomma stop agli abbonamenti-carta di credito senza preventiva autorizzazione. I club subito si sono adeguati, sin dal 2010, e per questo i nuovi questionari sono stati da tempo modificati. Certo è possibile che a questa «causa pilota» ne seguano altre, ma riguarderebbero solo un periodo limitato.