Stavolta nessun tuffo in piscina, eppure i primi segni dell’ottobrata romana glielo avrebbero consentito. Sole, temperatura mite, la squadra schierata ad attenderlo. La visita di James Pallotta al centro sportivo Fulvio Bernardini si è svolta come da protocollo americano: larghi sorrisi, energiche pacche sulle spalle, foto da ogni angolazione, grandi battute. Come se la Roma non fosse appena uscita da un ciclone (la Juventus) e non fosse chiamata ad una sfida divenuta improvvisamente molto delicata (Atalanta). Per mezza giornata — il tempo trascorso dall’ingresso nel centro alla fine del Cda (in mezzo pranzo con Paolo Fiorentino e dopo cena col sindaco Alemanno) — Trigoria si è trasformata in un’isola felice ad uso e consumo del suo padrone.
Su con la vita Pallotta è arrivato in tarda mattinata, lo aspettavano tutti: dirigenti, staff tecnico e giocatori. Dopo i saluti di rito, il gruppone si è spostato sul campo Di Bartolomei per le foto ufficiali. Il presidente si è intrattenuto, come era lecito attendersi, con Zeman (al quale, giurano, non ha mosso alcun rilievo tecnico), Totti (cinque minuti di battute, incitamenti e sorrisi), De Rossi, Osvaldo (col quale condivide la passione per la musica rock), Bradley e Nico Lopez (ai quali ha fatto gli auguri per le recenti paternità) e perfino Ivan Piris, che evidentemente ha voluto confortare.
Curriculum All’uscita da Trigoria, i (pochi) tifosi che stazionavano al cancello hanno fermato il presidente per gli autografi. Uno, piuttosto pittoresco, gli ha infilato nella macchina il suo curriculum. I romanisti, saputa la notizia, hanno commentato col solito sarcasmo: «Speriamo faccia il terzino destro».