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GAZZETTA GIALLOROSSA Caro Baldini quante parole e pochi fatti

Franco Baldini

Molto tempo ma pochi spunti. Oggi si è tenuta la conferenza stampa di Franco Baldini, ma chi si aspettava dei chiarimenti in merito all’operato del dg giallorosso è rimasto inevitabilmente deluso. Tante, troppe, le cose che non vanno nella società capitolina, poche, parziali e per certi aspetti inconsistenti, le risposte di Baldini che bada più a sottolineare le eventuali responsabilità della stampa –  ritenuta come un fattore destabilizzante che si ripercuote sulle prestazioni della Roma – piuttosto che le proprie.

INVESTIMENTI ED APPARTENENZA – Francamente da un uomo di campo come lui ci si attendeva focalizzasse l’attenzione sulle scialbe performance di una squadra che nella nuova gestione ha totalizzato la miseria di 17 vittorie su 45 incontri, compreso il successo a tavolino sul Cagliari. Davvero poco rispetto alle ambizioni dei tifosi e di una proprietà che pur essendo distante un oceano, nella Roma ha investito, bruciando sul mercato nel complesso circa 106 milioni di euro, senza riuscire a completare la squadra in quei reparti che avevano palesato la necessità di intervenire, come la difesa. Al di là delle responsabilità generali che il dg si è preso, non è stato in grado di scendere nei particolari e tanto meno di spiegare cosa è che in questa Roma non va. Sostenendo tra le altre cose, che il senso di appartenenza ai colori giallorossi non manca alla squadra, o per lo meno non sempre, dichiarazione che oltre a lasciare attoniti gli interlocutori, (l’appartenenza dovrebbe essere un attributo continuativo e non ad intermittenza), fa registrare una netta discrepanza con quanto evidenziato più di una volta dal campo, cioè l’assenza di mordente e convinzione, partendo da Bergamo passando per Lecce finendo, si spera, nella sfida di sabato sera allo Juventus Stadium: luogo in cui una tenera e non pervenuta Roma è stata sbranata dalla famelica Juventus, a testimonianza che, valori etici a parte, le due dimensioni sono agli antipodi. Basti pensare alla Juventus targata Claudio Ranieri che, fresca di ritorno in serie A, non ha mai sfigurato al cospetto della più blasonata Roma di Spalletti, sopperendo ad una rosa di non eccelso livello, con agonismo e convinzione – derivanti dal rappresentare la vecchia signora – finendo anche per vincere.

DIRIGENZA E SQUADRA – Soprassedendo sull’esempio alquanto fuori luogo riguardo la tossicodipendenza, nel mal  riuscito tentativo di dare un connotato diverso alle dichiarazioni rilasciate in precedenza in un intervista al quotidiano La Stampa, desta perplessità il fatto che il massimo esponente di una dirigenza possa ritenere che la vittoria non manchi a chi non è abituato a conseguirla. Un messaggio che suona quasi come una resa per certi aspetti, sempre in considerazione del fatto che sono stati spesi, seppur  in maniera pessima, dei soldi per cercare di poter competere in un progetto a lungo termine, proprio per la vittoria finale. Senza fare drammi riguardo la situazione tecnica della squadra che come sottolineato da Baldini, possiede una rosa importante e competitiva, almeno sulla carta, resta qualcosa che non quadra nell’organigramma societario: una situazione di poca chiarezza e di divergenza che invece di assimilare in un unico blocco la società, la dirigenza, l’allenatore e la squadra, sembra invece scomporre le parti in modo profondamente diverso tra loro, accomunando le stesse solo in linea teorica da una unione di intenti che però non trova riscontro nell’atto pratico . Questa dicotomia pesa come un macigno sulla convinzione nei propri mezzi da parte dei calciatori che in qualità di ultimo anello, ma più determinante per i risultati sportivi, assorbono la poca chiarezza degli avvenimenti riversando sul campo prestazioni ed atteggiamenti a dir poco svilenti e mortificanti agli occhi di una tifoseria che pur avendo fatto voto di pazienza inizia seriamente a vacillare. Potendosi esprimere in forma letteraria, a Coelho ed all’inglese arcaico Shakespeariano, il tifo giallorosso preferirebbero di gran lunga Cicerone: Quosque tandem abutare, Catilina, patientia nostra…

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