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IL MESSAGGERO Baldini: «Dritti in Champions»

Franco Baldini

(A.Angeloni) – Teso, un po’ grigio, il dito puntato va su un unico colpevole: la stampa o, tanto per generalizzare ancor di più, l’ambiente «ostile» e «mediocre».Franco Baldini affronta così il momentaccio della Roma. Alcuni punti fermi: nessuna diaspora di dirigenti, Zeman resta in sella, la squadra va male ma presto andrà bene, i calciatori devono svegliarsi e quanto detto o scritto in questi giorni è falso. Un classico. «Che vi piaccia o no, io starò qui e difenderò i colori della Roma e della città». Un fiume in piena, il direttore generale. «Sono stato scelto dalla proprietà americana per rendere il prima possibile competitiva la squadra. Ma tutto questo viene sempre destabilizzato da voci che riguardano partenze mie o di altri dirigenti. Questo è umiliante e mortificante». Lo sono anche gli ultimi risultati della Roma, del resto. «La società è solida, tra noi c’è amicizia, non molliamo. Mi sono costretto a dire che non andrò mai via nonostante le offerte ricevute. Una persona ha come unico patrimonio la faccia e quella anno dopo anno si deteriora, e la parola ed è l’unica cosa che non vorrei per nulla al mondo perdere».

Ma di chi è la responsabilità di tutto questo?«Tutti noi abbiamo delle responsabilità. I calciatori sanno che qui c’è serietà, professionalità e gente pronta a tener fede al proprio lavoro».

Zeman sostiene che i giocatori non facciano quanto chiede. «I risultati negativi hanno minato certe nostre convinzioni».

 

Sabatini ha detto che i calciatori sono sopravvalutati. «Credo che abbia parlato per scatenare una reazione».

Troppi giovani in rosa, forse sentono troppo la pressione. Abbiamo costruito una squadra forte e presto lo dimostreremo, nonostante le pressioni».

Progetto giovani e poi a Torino va in campo una squadra vecchia. «Non lo era, aveva un’età media di 24 anni». Sbagliato, erano 27,36, (26,18 con le sostituzioni), la Juve 28,18.

Obiettivi stagionali in questo calcio italiano così mediocre? «Anche nei giornalisti è mediocre. Gli obiettivi che ci siamo imposti? Vogliamo competere per la Champions, è un traguardo possibile».

È ancora convinto che a Roma non manchi la vittoria? «Spiego meglio il concetto. Denunciavo un problema, che è la differenza tra noi e la Juventus. Una differenza fatta dalla testa, dalla ferocia. Alla Juventus la vittoria manca disperatamente, è come un tossico abituato a farsi tutti i giorni, e quando gli manca la sua dose è disposto anche a rubare pur di continuare a farsi. Insomma, ci si abitua anche alle sconfitte».

Parla di ambiente destabilizzante. Ma chi vuole il male della Roma? «Questo nostro progetto non è accettato. Avremmo dovuto, come ci è stato suggerito, scendere a patti, ma non riesco più a farlo e l’ho spiegato pure agli americani. Se accettavo certe condizioni, scendendo a patti, sarebbe stato più facile anche per i giocatori».

Ma a patti con chi, scusi? «Con voi. In che senso? Ho una responsabilità verso persone che potrebbero essere etichettate come nemiche della Roma e dare origini a ritorsioni, un paio di volte le nostre parole sono state scambiate come veri e propri atti di accusa. Non mi presto a queste cose».

Pallotta è poco presente: non le sembra che i giocatori possano pensare che manchi il padrone? «Ma noi abbiamo le chiavi di casa».

Quanto è soddisfatto del lavoro fatto fin ora. «Dal punto di vista organizzativo e delle risorse messe a disposizione, sono soddisfatto; dal punto di vista sportivo lo sono poco ma tra non molto lo sarò, ne sono convinto».

Ad aprile dopo Lecce-Roma, lei ha detto che avevate sopravvalutato giocatori. Cinque mesi dopo il ds Sabatini sostiene la stessa cosa: c’è qualcosa che non quadra. «Il mio era un bilancio finale, stavolta è stata solo una provocazione di Walter. Siamo convinti che la rosa sia buona».

Come si esce da questo momento? Che vi ha detto Zeman? «Stiamo cercando di ricreare la convinzione, conosciamo le nostre responsabilità, del resto il pesce puzza sempre dalla testa. Ogni componente del gruppo è stato scelto d’accordo con l’allenatore, la squadra è stata pensata insieme. Abbiamo le qualità per uscire da questo momento»

A volte sembra più presente Sabatini che non lei. «Non ci poniamo il problema su chi deve parlare o esporsi, ci sentiamo tutti espressione della Roma».

Quali sono i rapporti con Pannes? «Anche qui si fa tanta letteratura. Siamo sempre in contatto, il rapporto è buono, se così non fosse me ne sarei andato. Non mi aspettavo di lavorare in un ambiente cosi poco favorevole».

Passano dirigenti, allenatori e giocatori e i problemi sono sempre gli stessi? «Potrebbe essere che chi lavora a Trigoria non riesca a trasmettere alla squadra determinati valori. Ci sono casi eclatanti di giocatori che hanno dimostrato solo lontano da qui il loro valore. Può esserci qualcosa nell’ambiente». Qualcosa di strano, anche di poco insolito.

 


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