(P. Mei) – Bergamo e Pairetto, alla soglia dei settant’anni il primo e nei sessanta il secondo, già condannati ad anni e spiccioli di carcere per Calciopoli, sono stati anche condannati, insieme con altri personaggi del tempo e di Calciopoli, tra i quali il vicepresidente federale Innocenzo Mazzini, le altre celebrità del cartellino Tullio Lanese o Massimo De Santis, ed altri ancora, a risarcire la Federcalcio per una somma complessiva di circa 4 milioni. Tre milioni e novecentosettantamila euro, ad essere precisi, sommando il milione in quota Bergamo, gli 800 mila in quota Pairetto e giù a scendere fino ai 10 mila di Claudio Puglisi di Voghera e di Fabrizio Babini di Forlì, i quali vennero intercettati in quell’infausta stagione mentre conversavano con Meani, addetto agli arbitri per il Milan. Famosa la frase di Puglisi: all’Inter farò un c… così. Era l’anno dello scudetto degli onesti, si fa per dire.
La fattispecie per la quale la Corte dei Conti ha condannato in prima istanza l’allegra brigata (per la giustizia ordinaria trattasi di associazione per delinquere) è quella di «danno all’immagine» della Federcalcio. Il pagamento è a scoppio ritardato: si tratta della condanna in primo grado e adesso fra appello ed altri cavilli passerà del tempo, almeno due anni, a voler essere ottimisti sulla rapidità dei procedimenti.