(S.Carina) L’idillio è finito. La sconfitta contro l’Udinese apre delle crepe difficili da nascondere. E se in città si dibatte sull’operato di Zeman e della dirigenza, nell’assemblea dei soci di ieri – che ha approvato il bilancio al 30 giugno 2012, chiuso con una perdita di esercizio di 58,3 milioni di euro – si discute dei conti e delle scelte strategiche del club. Precisazione dovuta: non si tratta certo di un ritratto degli umori della tifoseria (per quello basta sintonizzarsi su qualche radio locale) ma di uno spaccato delle idee di chi, anche in minima parte, ha investito i propri risparmi nella Roma.
E così tra coloro che ritengono un «suicidio commerciale non aver venduto De Rossi» e chi critica aspramente la gestione del patrimonio («I numeri dei bilanci dicono che ci sono molti passivi dai trasferimenti, ai diritti tv, ai biglietti. Senza contare le cessioni: possibile che la Roma quando vende un calciatore non guadagna nemmeno un euro e anzi, ci abbina anche buone uscite?»), c’è anche un socio che minaccia il ricorso alla Consob perché «non è chiara la struttura dei compensi dei dirigenti strategici».
L’ad Fenucci, accompagnato nell’occasione da Joe Tacopina (assenti sia Baldini che Sabatini) prova a rispondere: «I ricavi sono saliti, se si esclude la perdita per la mancata partecipazione alla Champions. Abbiamo abbassato le spese e i risultati saranno migliori dello scorso anno. Sui compensi non siamo tenuti a rivelarli se non in forma aggregata». Rassicurazioni anche sull’aumento di capitale: «Sono stati prorogati i tempi al 31 dicembre per alcuni dettagli tecnici della Consob ma i 50 milioni sono stati già versati. Tra l’altro, i patti parasociali già presentano comunque l’eventualità di un ulteriore aumento di capitale di 30 milioni, fino al 30 giugno 2014». Nessuna novità, invece, su quello che sino a qualche settimana fa sembrava essere il tema più caldo: lo stadio.[…]