(M.Ferretti) Come se nulla domenica fosse accaduto, anche ieri i dirigenti della Roma non hanno preso alcuna posizione ufficiale sulla delicatissima querelle Zeman-De Rossi (Osvaldo, Burdisso). Silenzio, nessuna voce, nessun comunicato per spiegare ai tifosi giallorossi il punto di vista della società o per annunciare eventuali provvedimenti nei confronti di giocatori accusati dall’allenatore di non pensare al bene della squadra, ma a interessi propri. Oggi Zeman sarà a Trigoria e i vari direttori del club affronteranno (per la prima volta) direttamente con lui la faccenda, chiederanno chiarimenti e spiegazioni e, quindi, potrebbero esserci novità. E non soltanto per l’immediato futuro. Sembra certo che nessuno dei dirigenti domenica mattina fosse a conoscenza della decisione presa dal boemo, che ha comunicato la formazione ai suoi giocatori soltanto negli spogliatoi dell’Olimpico. Intanto appare certo che nelle ultime ore un dirigente della Roma si sia messo in contatto con De Rossi e Osvaldo, che sono in ritiro con la nazionale di Cesare Prandelli a Coverciano, per sentire anche la loro versione dei fatti, dato che dopo la partita contro l’Atalanta non c’era stata la possibilità di parlarsi. In attesa di novità, in città i tifosi continuano ad interrogarsi sul perché del prolungato silenzio del dg Franco Baldini e del ds Walter Sabatini, ricordando – ad esempio – quanto accaduto nella passata stagione con l’esclusione di De Rossi a Bergamo per un ritardo di cinque minuti alla riunione tecnica pre-partita oppure nel post Udine, con Osvaldo multato e messo fuori rosa per la trasferta di Firenze dopo quella lite al Friuli con Lamela. Stessi giocatori (casualmente), stessi dirigenti e, per ora, comportamenti diversi. Come mai? La Roma ufficiosamente ha fatto trapelare di stare dalla parte di Zeman e di considerare le esclusioni di De Rossi (Osvaldo, Burdisso) come semplici scelte tecniche e non punitive. Ecco perché la società non deve/vuole intervenire, la sintesi trigoriana. Oggi la verifica, come detto. Questo, però, non ha impedito l’apertura di un dibattito all’interno della tifoseria sul futuro dei giocatori coinvolti nel caso più spinoso degli ultimi tempi: De Rossi (Osvaldo, Burdisso) chiederà di andare via? La società lo metterà sul mercato? Ecco di che cosa si parla nelle radio, negli uffici e nei bar della Capitale. E si comincia anche a fare un po’ di conti, ricordando che un’eventuale partenza di De Rossi porterebbe la Roma a risparmiare circa 60 milioni di euro lordi di stipendio nei prossimi quattro anni e mezzo, senza contare i soldi per il suo cartellino. Anche se non va trascurato che la valutazione di De Rossi (e Osvaldo) da domenica pomeriggio è nettamente calata, perché un calciatore non professionalmente irreprensibile (ecco la sintesi del pensiero di Zeman post Atalanta) vale meno di uno professionalmente impeccabile. E qui si torna direttamente al ruolo che vorrà (dovrà) giocare in tutta questa faccenda la società: salvare il salvabile, tentare di ricomporre la frattura tra giocatori e tecnico oppure pianificare la loro cessione già a gennaio, a patto che i calciatori accettino il trasferimento? A questo proposito, nelle ultime ore si sono intensificate le voci di un interessamento del Psg di Leonardo e Ancelotti per De Rossi. E mentre Gianni Petrucci, il presidente del Coni, sostiene che «Zeman e De Rossi hanno ragione entrambi» e Lorenzo Insigne dal ritiro dell’Under 21 spiega che «alla Roma se non seguono Zeman non vanno da nessuna parte», va registrato un singolare dato statistico (fonte laroma24.it): dopo sei turni di campionato, De Rossi in carriera non aveva mai giocato così poco, cioè soltanto 239 minuti su 540. Un minutaggio basso non certamente legato alla sua posizione in campo o cose simili, ma ai problemi fisici che l’hanno accompagnato dalla partita di Milano contro l’Inter in poi. Se mai, a proposito del suo ruolo, va detto che De Rossi, che ieri a Coverciano ha ricevuto la visita del suo sponsor tecnico, l’Adidas, per un nuovo scarpino, ha giocato da centrocampista centrale soltanto nella prima di campionato contro il Catania e contro la Sampdoria, sostituendo Tachtsidis nella ripresa: nelle altre due partite, cioè a Milano e Torino, Daniele è sempre stato intermedio.