(A. Angeloni) – «La richiesta della Roma sinceramente mi ha sorpreso. Adesso sto qua, sono pronto non per giocare da titolare ma per aiutare la squadra. Mi fa piacere trovare Zeman perché lui punta sui giovani. So aspettare al mio posto e con De Rossi vicino potrò sicuramente migliorare», Irdning, 4 agosto. È Panagiotis Tachtsidis a rilanciare queste dichiarazioni da giovane di belle speranze, ambizioso e non presuntuoso. Uno con la testa sulle spalle, questa è l’impressione di ieri e di oggi. Rileggerle due mesi e mezzo dopo, però, quelle parole fanno effetto.
Tachtsidis era sorpreso per essere stato cercato dalla Roma, forse lo è stato anche Sabatiniquando Zeman lo ha invitato ad acquistarlo. Poi, sono pronto «non» per giocare da titolare, ha detto, e guarda un po’, Panagiotis, così è scritto sulla sua maglia numero 77 della Roma, oggi fa proprio il titolare. Infine, so aspettare il mio posto e con De Rossi vicino potrò migliorare: oggi De Rossi gli è vicino perché lui ha preso il suo posto in mezzo al campo. Riflessione: forse è accaduto tutto troppo in fretta, Taxi è stato gettato nella mischia e ad oggi paga oltremodo il paragone con De Rossi, che pure lui è stato giovane ma i primi passi li ha mossi in A o in Champions al fianco di Emerson e non in serie B, calcisticamente un altro mondo. Nessuno discute le qualità di questo ragazzo, classe ’91, venuto dalla Grecia, culla della civiltà occidentale, della filosofia e dei Giochi olimpici; si discute semmai la tempistica del suo inserimento in una grande squadra. Appunto, tutto troppo in fretta.
Ha fisico, un bel piede sinistro, personalità, forse gli manca una cosa fondamentale per uno che si ritrova al comando di una squadra come la Roma: l’esperienza. A distanza di poco tempo, Panagiotis indossa per forza i panni dell’anti-eroe. Come se lui avesse fatto fuori De Rossi, ma non è così. I numeri parlano chiaro: la partita con i nerazzurri di Colantuono è stata appena la sua quinta presenza nella massima serie. Cinque partite cinque. E basta. Tutte da titolare (tranne l’esordio con il Catania, era infortunato e quella di Cagliari, mai giocata). Due volte è andato in campo senza De Rossi, contro Bologna e Atalanta.
Ma che storia ha questo giocatore? Ha cominciato a muovere i primi passi nel settore giovanile dell’Aek di Atene, siamo al 2005, il quattordicenne Panagiotis, già altissimo, si muove da trequartista. Poca mobilità, tecnica sopraffina, il suo vizio calcistico si chiama assist. E così va avanti fino al 2010, anni in cui sono compresi pure tre campionati nella rosa della prima squadra. Nel primo, due presenze e zero gol, nel secondo tredici e un gol, l’ultimo finisce con dodici partite e una rete. Poi, la fuga e l’arrivo in Italia. La sua avventura comincia a Genova, che lo acquista per 200 mila euro, lui già ne guadagna 400 mila. Non fa in tempo a firmare il contratto che subito viene girato al Cesena di Ficcadenti, che non lo utilizza mai. Tant’è che il greco a gennaio della stagione 2010-2011 viene mandato a farsi le ossa in B a Grosseto, allenato in quel periodo da Michele Serena. Finalmente una partita, la prima in Italia: 12 marzo 2012, gara vinta 3-2 in casa dai toscani con il Pescara. Lui realizza due assist. Finisce la stagione, Tachtsidis porta a casa appena otto presenze. Poca roba, insomma.
L’esplosione è a Verona, l’anno scorso. Andrea Mandorlini lo prende per fargli fare la riserva di Emil Hallfredsson, poi lo piazza davanti alla difesa e ne fa il punto di forza della squadra, che alla fine sfiorerà la serie A. Il suo primo gol italiano arriva l’11 febbraio 2012, Verona-Ascoli. Gioca 35 partite da titolare (37 in totale) segna due gol e Zeman lo nota subito, facendolo acquistare in estate dalla Roma, con cui disputa un buon precampionato. Insomma, perché aspettarsi tutto e subito da Tachtsidis? Alla fine avrà pure ragione Zeman? Lo sperano tutti, magari anche De Rossi, che certo non lo vive come un dualismo.