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IL MESSAGGERO Troppi giocatori non valgono quanto costano

Destro

(M.Ferretti) Saranno più o meno sopravvalutati, per dirla alla Sabatini, ma anche (soprattutto?) i giocatori sono colpevoli del momento delicatissimo della Roma. Nessuno, del resto, può essere assolto. E sarebbe un errore fare figli e figliastri. Ma, come prima cosa, c’è da chiarire un punto: la squadra non vuole oppure non sa giocare il calcio che viene insegnato ogni giorno a Trigoria da Zeman? La squadra non mi segue, ha più volte sintetizzato il boemo. Già, ma perché? Eppure la manovra zemaniana non è mai stata difficile per nessuno, tanto è vero che Zdenek ha fatto la fortuna di tanti giocatori di classe non eccelsa. La Roma attuale, invece, gioca un calcio che nulla ha a che vedere con quello di Zeman.

Il mal di pancia palesato da Daniele De Rossi l’altra sera a Torino deve essere interpretato: si tratta di una voce del coro o la voce in rappresentanza del coro? È probabile che, nel caso specifico, a De Rossi non piaccia giocare in una posizione (e questo ha rinfacciato l’altra sera a Zeman), quella di intermedio, che non sente sua. Lo fa volentieri in nazionale per far spazio a Pirlo e non si è mai lamentato: se Tachtsidis fosse qualcosa simile a Pirlo, probabilmente nella Roma la situazione sarebbe identica a quella azzurra. Il greco, invece, è ancora un ragazzo tutto da scoprire, un centrocampista che finora non ha assolutamente convinto. E il grosso peso di responsabilità che gli è piombato sulle spalle non l’ha aiutato.

Un altro neoacquisto, Piris, è sparito di scena. Gli sono bastate tre partite per finire nel dimenticatoio, pur essendo stato portato alla Roma per essere uno dei titolari. Così è tornato di attualità il nome di Taddei, l’ex attaccante diventato in vecchiaia esterno di difesa. E fa un certo effetto constatare che la Roma ormai da anni non riesce a trovare a destra un terzino all’altezza della situazione. Se si va avanti con Taddei, vuol dire che molto (troppo) è stato sbagliato in sede di calciomercato. A Torino, poi, ha fatto effetto ritrovare in campo uno come Perrotta, che non era stato praticamente mai preso in considerazione neppure per un posto in panchina. Ha trovato spazio per gli infortuni di Pjanic e Bradley, uno che non ce la fa proprio a stare bene. Convocato per la partita con la Samp, lo statunitense mercoledì scorso non è neppure andato in panchina e da quel giorno non si è più allenato. Un mistero.

Per non parlare di Dodò, sul conto del quale si è detto tanto ma forse non ancora tutto. Doveva esser pronto per giocare nel giro di qualche settimana, dopo tre mesi non è ancora pronto per allenarsi. Chi invece gioca, e lo fa sistematicamente male, è Lamela: pagato uno sproposito, l’argentino non ha ancora dato concretezza a tutte le belle parole che il ds Sabatini ha speso sul suo conto. Gioca da attaccante a destra e se non se la sente di stare in quella posizione farebbe bene a parlarne con l’allenatore. Oggi quel Lamela è un giocatore inutile per la Roma di Zeman.

In difesa Burdisso non è ancora il vecchio Burdisso e il brasiliano Castan va in barca insieme con l’argentino. Marquinhos, un difensore centrale, è stato impiegato due volte da esterno a destra e qui il discorso torna ai nomi di Taddei o Piris. Cioè alla mancanza di gente valida per quel ruolo. Destro, il fiore all’occhiello del marcato della Roma, a Torino ha cominciato a fare la riserva, ma lui spera che sia trattato soltanto di un fatto episodico. Visto Lamela, l’ex senese non dovrebbe faticare a ritrovare spazio dal primo minuto anche se in un ruolo che non ama.

A fare un piccolo riassunto, emerge che troppa gente gioca fuori ruolo. Sarà forse anche per questo, chissà, che la Roma non gioca come vorrebbe Zeman. Basterebbe mettere tutte le pedine al loro posto, anche se c’è chi nella Roma non dovrebbe (ancora) giocare in assoluto.

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