(D. Galli) – È il D-Day. Alle 13.30 la Corte di giustizia federale deciderà, a Sezioni Unite, se confermare lo 0-3 a tavolino di Cagliari-Roma, oppure accogliere il ricorso del club rossoblù, sovvertire la decisione di primo grado del giudice della Lega Gianpaolo Tosel, far ripetere la partita e magari penalizzare la società di Cellino. La Roma è moderatamente ottimista. Il Cagliari anche. Le sentenze non si commentano, ma in questo caso l’eccezione è garantita. Perché qualunque provvedimento sarà preso, farà sicuramente scuola. Anzi, come si dice in gergo giuridico, farà giurisprudenza. Costituirà un precedente. Nonostante gli insulti a Baldini, definito avvoltoio dallo stesso club che poi professa amicizia per la società che Baldini dirige, la Roma ha tenuto un profilo basso.
Oggi sarà presente, rappresentata da Fenucci e dall’avvocato Sticchi Damiani, ma solo in qualità di soggetto terzo cointeressato. Non di controparte. Anche perché Tosel non ha deciso in primo grado in funzione di un reclamo della Roma, ma esclusivamente sulla base delle carte già in possesso. Il giudice della Lega ha punito il Cagliari perché il suo legale rappresentante ha invitato i suoi tifosi a infischiarsene di una decisione del Prefetto. Quella di giocare a porte chiuse per l’inagibilità di Is Arenas, lo stadio di Quartu Sant’Elena che ospita le gare interne del Cagliari da qualche mese a questa parte. Premesso che nessuno ha ancora saputo spiegare perché una società di Serie A ha iniziato un campionato in un impianto non agibile perché non sicuro, le responsabilità del club sardo sono evidenti. Cellino dice: è tutta colpa mia, non punite i tifosi del Cagliari. Ok, solo che il presidente è lui ed è lui che decide per conto dei tifosi del Cagliari, che pagano per scelte non loro. Il ricorso si basa su un presupposto che molti giuristi ritengono tuttavia sbagliato.
Secondo i rossoblù, la perdita della gara a tavolino sarebbe prevista, stando all’art. 12 comma 4 del Codice di giustizia sportiva, solo per fatti che si verifichino nel corso della partita. Il Cagliari punta ad ottenere la ripetizione dell’incontro, anche a fronte di un’eventuale (minima) penalizzazione in classifica. La Roma non alza la voce, ma chiaramente non ci sta. Per tutta la settimana che precede la gara in programma il 23 settembre assiste, senza poter mai intervenire (a che titolo avrebbe potuto, peraltro?), al duello rusticano tra il Cagliari da una parte, l’Osservatorio sulle manifestazioni sportive e la Prefettura del capoluogo sardo dall’altra. La società viene letteralmente svegliata a notte inoltrata, tanto che Baldini è costretto ad avvisare la squadra solo la mattina del 23 settembre, in albergo a Cagliari. Una barzelletta. È stata una perdita di soldi per la Roma, ma è stato un danno di immagine per tutta la Serie A.
Un danno che non viene ripagato neanche comminando a Cellino & Co. lo 0-3 a tavolino. Neanche. Se adesso ci ripensano, se cambiano la punizione e di fatto assolvono il Cagliari, la Roma dovrebbe ripresentarsi a Is Arenas. E il calcio italiano perderebbe la faccia una seconda volta. Le sentenze non si commentano. Ma questa sì. Certo, la partita processuale non si chiuderà oggi: c’è sempre il terzo grado di giudizio, c’è il Tnas, il Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport. Però, quello che stabilirà la Corte di giustizia federale avrà un peso non indifferente sul prosieguo della vicenda. Quanto al ricorso del Cagliari al Tar contro il provvedimento del Prefetto, l’esito più probabile è che venga dichiarato inammissibile.