(V. Meta) – Dell’undici dell’Italia di Pescara, al momento solo tre giocatori non sono titolari nelle rispettive squadre, eppure sono gli unici azzurrini primi in classifica in campionato: Lorenzo Insigne nel Napoli, lo juventino Luca Marrone e Paolo Frascatore, romanista in esilio nel Sassuolo di Eusebio Di Francesco, allievo di Zeman e suo predecessore sulla panchina del Pescara. Vent’anni, due scudetti nelle giovanili della Roma e una determinazione incrollabile, quella che gli ha permesso di guadagnarsi la promozione in Serie B dopo essere diventato un intoccabile a Benevento, nella sua prima stagione da professionista. «Ma riuscire a emergere in B non è mica facile e finora ho giocato poco. Meno male che c’è la nazionale, una soddisfazione grandissima». Il bilancio nel Sassuolo dice una sola presenza, eppure il posto in Under 21 non gliel’hanno tolto nemmeno le panchine, anzi: complice l’infortunio di Crescenzi, la maglia numero tre dell’Italia di Mangia è roba sua. Sarà per questo che all’uscita degli spogliatoi dell’Adriatico era uno dei più sorridenti, al punto da far passare in secondo piano anche la stanchezza per i novanta minuti a fare su e giù per la fascia sinistra (da applausi la giocata con cui, a metà ripresa, si è accentrato saltando in tunnel un avversario per poi servire De Luca). «Sono soddisfatto della fiducia che mi ha dato il mister e sto cercando di ripagarla – ha detto -. Poi l’importante è starci, il mio obiettivo è sempre fare il meglio possibile».
Ti allena il tecnico che hai battuto nella finale scudetto Primavera.
Sì e con Mangia ci si scherza spesso su questa cosa della finale scudetto, fin dalla prima volta che ci siamo rivisti. Ogni tanto qualche battuta ce la fa ancora. Diciamo che di me, Viviani e Florenzi si ricordava bene…
Te l’avessero detto allora che vi sareste ritrovati tutti in Under 21?
Non so se ci avrei creduto, ma il calcio è proprio strano. Però ancora l’anno scorso non me lo sarei aspettato perché era difficile, la differenza fra Under 20 e la 21 c’è e si sente, e soprattutto adesso qui ci sono i ragazzi del biennio ’90-’91 e sapevo che sarebbe stato difficile inserirmi. Speravo di farcela magari nel prossimo anno e invece eccomi qua.
Nel Sassuolo invece ti allena un allievo di Zeman.
Di Francesco è bravo, a livello umano è una grandissima persona e con lui non ho alcun problema. Se avrà visto la partita? Credo di sì, ma non ce n’era bisogno, io so che lui mi tiene d’occhio in ogni allenamento e mi conosce perfettamente. Il lavoro settimanale è gestito dal preparatore e dallo staff che cura la parte atletica, mentre per quanto riguarda i movimenti dicono che il suo calcio somigli molto a quello di Zeman. Lavoriamo molto sull’attacco e sui tagli degli esterni, è un bel gioco, molto offensivo e divertente e credo che i frutti che dà si vedano.
Anche perché siete primi in classifica.
Devo dire che è una bella sensazione, anche se sto giocando poco sono molto felice. Ho trovato un bel gruppo, che credo sia la nostra forza, e anche qualche compagno di Roma: Pigliacelli, che è il secondo in prima squadra e poi anche Perilli, che è il portiere della Primavera e che l’anno dello scudetto era il terzo.
E la Roma?
Non ci penso, non adesso per lo meno. È chiaro che il mio obiettivo per il futuro resta quello di riuscire a rientrare, ma prima devo riuscire ad affermarmi in Serie B e non è facile.
Ti aspettavi l’esplosione di Florenzi?
Sinceramente sì. Quando in estate si pensava che non venisse conformato, io sono sempre stato sicuro che sarebbe riuscito a conquistarsi il posto e che ne avrebbe giocate tante, perché è un giocatore talmente duttile, sa fare tanti ruoli non sbaglia mai la partita. E poi per il gioco di Zeman è perfetto.