(S. Romita) – Doveva piovere, diluviare. E così è stato. C’era da attenderselo. Era previsto. Programmato. Ma che in questa domenica piovessero così tante cazzate arbitrali non era proprio immaginabile. Che ci scrosciasse addosso come cascata del Niagara anche tutta l’incapacità arbitrale del mondo non era proprio pensabile. Era acqua mista a scorrettezze e sputi degli avversari, a giocatori che non uscivano dal campo anche se richiamati in panchina, a malafede bianconera e assenza di polso di uomini pagati e messi in campo per dirigere una gara, non il suo risultato finale. Dare un rigore inesistente a qualche minuto dalla fine e non concedere che tre minuti di recupero sono cose che fanno male al calcio.
Siamo in mano a fischietti mediocri che non meritano la serie A e forse neanche la B. E grazie ai loro errori e alle loro distrazioni in tutte le gare di ieri, e non solo all’Olimpico, migliaia di tifosi si sono messi a letto furiosi. Lo avrò senza dubbio fatto anche io, ieri notte, lasciando la mia bile strisciare da sotto le coperte e girare per la città in cerca di Davide Massa. Ma lui se n’era già tornato ad Imperia. Col suo fischietto in bocca. E se Agnelli vuole cambiare il calcio… a noi che la cosa ci fa ridere, ci vien da cambiare molto di più. A cominciare da un quarto uomo che, messo sul prato, non deve cercare intorno a se la quarta donna, ma le scorrettezze e gli episodi irregolari. In pochi minuti, dopo essere stata riacciuffata da una fortunatissima Udinese, e colpevole anche di molti sciocchi errori al centro del campo, la miglior Roma della stagione fin qui disputata, è stata messa in ginocchio.
Solo errori arbitrali? Ho visto solo quello ieri sera? Solo il mio piangermi addosso nonostante da romanista ormai anziano sia abituato alle ingiustizie del fato e degli arbitraggi? Certamente no. Ho visto che se rimbalza un pallone addosso a Di Natale mentre è di schiena, la palla gli entra dentro. Ho visto anche che Zeman ha grande difficoltà a trovare i centrocampisti giusti per i novanta minuti. E ho visto ancora una volta che abbiamo un grande portiere. E che con matematica precisione ogni volta che si fa uscire Totti, la Roma sbanda, non sa più che fare, si affida al caso e allo “stellone” che algebricamente giunge invece sui piedi degli avversari.
Strano che un uomo navigato e capace come Zeman non abbia ancora marchiata a fuoco sulla pelle questa banale e scontata rivelazione. Non è un segreto di Fatima. Non è un mistero che professori e scienziati non sanno spiegarsi. E’ una cosa che a Roma sanno tutti. Pure i laziali.