(D.Galli) C’è lo zampino del Capitano, anzi uno scavetto per la precisione, su questi tre punti. C’è un assist da fermo per Lamela, un’invenzione che vale un gol, una palla che spunta dal cilindro, una lampadina che s’accende nel buio. C’è Totti e la Roma riappare. «Una vittoria dedicata alle leggende della Roma e al nostro presidente», scrive Francesco sul suo sito. Scaccia-crisi? Salutare? Il Capitano la definisce «essenziale». Dal Verbo di Totti: «Contro l’Atalanta era davvero essenziale vincere e ci siamo riusciti. Conquistare i tre punti davanti al nostro pubblico è sempre bellissimo. Inoltre uscire col successo dal campo dell’Olimpico è stato anche il giusto modo di celebrare le leggende dalla Hall of fame, ma anche di salutare degnamente la prima partita di James Pallotta nella veste di nostro presidente». La prima all’Olimpico, chiaramente. «Ora arrivano i ritiri delle nazionali e la sosta di campionato: utilizzeremo queste giornate per lavorare ed allenarci in tranquillità, per poi ripartire alla grande contro il Genoa». Segna inserendosi, ma raccoglie applausi forse maggiori quando ripiega sulla bandierina del calcio d’angolo.
Riappare la Roma. E con lei riappare Lamela. «Sì!!! Forza Roma, ché ci riprendiamo. Continuando a lavorare! Sono felice». È quello che l’amico Erik twitta. «Il gol è stata una giocata di squadra. Mi sono trovato di fronte alla porta e per fortuna ho segnato. Il gol è importante per il gruppo». Parla di gruppo, di squadra, parla dei compagni, questo ragazzino che ricama calcio. Voi chiamatela maturità. Dietro all’amico Erik c’è l’amico Osvaldo. Il suo amico Osvaldo. Aneddoto: prima della partita lo ha preso da parte, raccomandandogli di non portare troppo palla e di attaccare la profondità. «Mi aspetto tanto da te, vamos, vamos!», lo ha caricato Daniel. È il giorno delle dediche. Le fa anche Bradley, l’americano che a Roma è amato da tutti: dirigenti, compagni, tifosi. Profilo basso e pedalare, per Dna ha la praticità. «Il gol è per mia moglie e il mio primo figlio, nato domenica scorsa. Era una partita molto importante per noi, volevamo i 3 punti a tutti i costi». Pallotta si è rivelato un prezioso amuleto. «Speriamo venga più spesso», si augura Michael, «segnare è sempre bello, poi farlo sotto agli occhi del presidente americano Pallotta…».
L’infortunio è alle spalle. «Sto bene. Poi è chiaro che, quando salti quasi cinque settimane, la capacità di giocare 90 minuti non ce l’hai ancora, ma volevo dare tutto quello che avevo per la squadra. Abbiamo iniziato bene per 5-6 minuti, poi c’è stato un momento in cui abbiamo sofferto, ma purtroppo questo è il calcio. Siamo stati bravi a rimanere in partita e abbiamo sfruttato bene le nostre occasioni davanti alla porta. Alla fine i 3 punti sono meritati». Ma come si spiega il blackout? «Forse è un problema di testa, però alla fine c’è un modo solo per risolverlo. Ed è vincere le partite. Questo successo ci aiuterà molto per la prossima partita. Dobbiamo continuare così, perché più vinciamo più il problema va via». Dei senatori in panchina, dice: «È normale che in una grande squadra come questa ci siano tanti campioni e tutti vogliano giocare. Però il mister ci dà la formazione appena prima di entrare allo stadio e quindi non c’è tempo per pensarci. Vogliamo vincere insieme e questo è importante».
Tra noi e il primo posto ci sono sempre 8 punti. Bradley nemmeno la nomina, quella parolina magica. «Io prendo una partita alla volta. Adesso penso alla prossima. Se facciamo così, ci riusciamo: la squadra inizierebbe a vedere che, quando facciamo le cose bene, quando seguiamo il mister, abbiamo una squadra molto forte». Marquinhos. O Marcos. «Per me fa lo stesso». Chiamatelo come vi pare, conta la prestazione. Superba. «Grazie, sono molto felice di aver fatto la prima partita da titolare », commenta raggiante ai giornalisti, «sono contento di aver dato il mio contributo. L’Atalanta è andata bene nei primi venti minuti di partita, però la squadra dopo 20 minuti è andata bene per tutto il resto dell’incontro. Avverto una grande responsabilità, come grandi sono la squadra e il pubblico. Ma sta andando bene, i compagni mi stanno aiutando, come Taddei, Marquinho e Burdisso ». Per modello ha Thiago Silva. «Vorrei diventare grande come lui. Lo guardo dai tempi del Fluminense, è il numero uno in Brasile. Guardo lui, come vedo lavorare bene ogni giorno Burdisso e Castan».
Balzaretti ammette le défaillance di inizio partita: «Siamo entrati in campo timorosi per la scorsa sconfitta e si è visto. Poi il gol ci ha sbloccato e nel secondo tempo siamo stati padroni del campo, giocando bene. La gente è con noi, lo stadio è sempre pieno… Ci voleva anche per l’ambiente». Finalmente, torna a sorridere Piris: «La partita con il Bologna era stata colpa mia. Per me era importante riscattarmi. Ora sto molto meglio». Pure noi.