(A.Serafini) – Zeman forza la voce e scarica tutte le sue attenzioni su uno straripante Lamela, scatenato tra i compagni come uno sciatore tra i paletti. L’argentino incassa gli incessanti richiami del boemo senza fiatare, continuando con passo sostenuto a lasciare sul posto gli avversari. «Rientra, recupera e riparti», che se non ci fossero anche gli altri sembrerebbe quasi un allenamento personalizzato. Con una rosa decimata dalle partenze dei nazionali in giro per il mondo e la doppia risposta arrivata da Osvaldo e De Rossi nella notte armena, il boemo incassa e prova a reagire. Almeno con chi è disposto a seguirlo sin da subito.
E l’acquisto più caro della prima Roma americana voluto fortemente da Sabatini, sembrerebbe il primo di una lunga lista ad essere pronto per recepire gli insegnamenti e le pungolature del boemo. Questioni di atteggiamento da mettere in pratica nel credo tattico dell’allenatore, durante la settimana a Trigoria come sul campo la domenica. Un sacrificio che il numero otto ha comiciato ad assimilare dopo che le dure frecciate lanciate dal tecnico davanti a microfoni e telecamere, inizassero a procurare l’effetto sperato. «Non riesce ancora a capire quello che voglio», «Non vede quasi mai la porta», le accuse più dure che Lamela aveva recepito nel peggiore dei modi: tra lo sconforto di poter affrontare un’altra stagione anonima e la paranoia di doversi accomodare in panchina, il tempo ha fatto il suo corso. La vicinanza di Sabatini ( il primo a spronarlo) e la fiducia trovata nei primi due gol siglati in campionato, hanno fatto tutto il resto. Una scalata di rendimento e prestazioni, in una posizione di campo poco gradita a tutte le componenti dell’attacco giallorosso.[…]