(G. Giubilo) – Alla fine, lo capiranno tutti, perfino i meno dotati intellettualmente che rappresentano purtroppo la maggioranza, che il Soldato Ryan da salvare non è Zeman e neanche De Rossi. Da tutelare, con un comune sforzo indirizzato alla logica e al buonsenso, c’è solamente la Roma. Nel suo insieme: squadra, società e soprattutto tifosi, quelli che dedicano passione e interesse a un solo obiettivo, anche con sacrifici economici.
De Rossi è tornato a Trigoria, con atteggiamento professionale: lo stesso che aveva esibito nella parentesi azzurra, onorata da due gol preziosi e da un impegno feroce, tanto da proporsi come protagonista in ogni zona del campo. Le qualità che il suo tecnico aveva implicitamente negato in quella infelice conferenza stampa. Si sono naturalmente incrociati sul campo di allenamento, i due primattori della tragicommedia che ci accompagna ormai da quasi due settimane.
IL TEMPO Niente scherzi, la Roma non è né di Zeman né di De Rossi
Non si sono ignorati, logicamente, ma non si è visto neanche il franco colloquio che molti si aspettavano, probabile che abbiano preferito le quattro mura dello spogliatoio, nel comune tentativo di ritrovare la normalità. Quella perduta nel momento in cui il tecnico, che aveva tutto il diritto, e perfino il dovere, di fare le sue scelte in piena autonomia, magari evitando parole dannose soprattutto per la società, nel caso la frattura si approfondisse, con Ancelotti o Mancini pronti a «infilarsi». Purtroppo, non alle condizioni dell’estate, e qui si parla di soldi buttati al vento. Accentuare la polemica sarebbe sbagliato, ma poiché si parla di due persone civili e intelligenti, è probabile che in vista del duro impegno di Genova, tutto torni a trasferirsi su un piano puramente tecnico, senza speculazioni.