(T. Carmellini) – Finalmente Zeman. Non certo per quanto fatto vedere in campo dalla sua Roma, ancora un cantiere in movimento e per certi versi lontana anni luce dalla «creatura» che il boemo ha in testa, ma almeno per le scelte fatte in vista di una partita che non poteva permettersi di perdere. La decisione di mettere fuori due senatori come De Rossi e Osvaldo è un segnale chiaro per tutti: gioca chi sta bene, ha voglia e soprattutto ci crede… non chi «pensa solo ai fatti suoi» come non tarderà a dire a fine gara. Ovvio che, mai come in questa occasione, Zeman abbia scommesso su se stesso, perché se non fossero arrivati i tre punti adesso saremmo già ai processi pubblici e il tecnico sulla graticola a rosolare…nemmeno tanto lentamente.
Per il centrocampista della nazionale è la prima bocciatura «tecnica» della carriera che, guarda caso, arriva proprio in concomitanza della sfida con l’Atalanta: ricordate Luis Enrique lo scorso anno? Ma Zeman in questo senso non fa, giustamente, prigionieri e continua a sostenere che De Rossi per lui non è un centrale: magari se lo avesse detto a inizio stagione la Roma avrebbe potuto monetizzare invece di continuare a pagare lo stipendio al calciatore più costoso della rosa giallorossa. Ma è anche vero che con i «se» e con i «ma» non si va da nessuna parte. Consideriamolo un segnale dopo il quale i due «fenomeni» si dovranno allineare. Dal punto di vista prettamente calcistico, il primo successo stagionale all’Olimpico (arrivato dopo quasi sei mesi) è dovuto in parte alla fortuna di Zeman & Co. ieri è stata un’Atalanta venuta nella Capitale a fare la Roma: primo tempo tutto loro, quattro gol grossi così sbagliati (complice anche un grande Stekelenburg), e una ripresa in calo nella quale la Roma ( quella vera) ha preso il sopravvento e portato dalla sua parte la partita. Non una Roma spettacolare quindi e forse la cosa migliore della giornata sono proprio i tre punti che danno ossigeno alla classifica. Ma anche le poche certezze di un allenatore che inizia a intravedere il gruppo sul quale lavorare.
E il fatto che uno dei grandi vecchi dello spogliatoio sia stato il migliore in campo, è un segnale da non sottovalutare. Totti ancora una volta incredibile, gioca ovunque, imposta fornisce palloni, manda in porta i suoi (fantastico il tocco per Lamela chevalel’1-0)e ci prova da fuori. Basta? Macché: correanche in difesa a far recuperi impensabili per uno della sua età, che solo qualche mese addietro in molti si erano apprestati adefinire finito. Al momento è una delle certezze di Zeman, così come il giovane Florenzi inesauribile in mezzo al campo: voglia (tanta), personalità e corsa. Le doti essenziali per poter giocare con il boemo.
Bene anche il rientro di Bradley, che «bagna» con il primo gol in giallorosso,ma soprattutto dimostra di essere pedina fondamentale in questo centrocampo fatto di corsae tagli. Ancora maleinvece Tachtsidis troppo lento e macchinoso: però sudi lui Zeman invece non ha dubbi… meglio il greco di questo De Rossi. Bene in difesa Castan (padrone indiscusso) e il giovane Marquinhos. Qualche dubbio dalle fasce: Piris non ha convinto del tutto e Balzaretti è lontano dalla condizione migliore. Stekelenburg? Stavolta ha salvato almeno in unpaio di occasione la Roma. Per Pallotta una festa: la prima da presidente, nella speranza che le nazionali non facciano di nuovo morti e feriti e la sosta non nuoccia alla Roma: è già successo.