(M. Pinci) – Quando nel primo pomeriggio la Corte di Giustizia Federale si riunirà per valutare il ricorso del Cagliari contro lo 0-3 a tavolino di Cagliari-Roma, ad attendere la decisione non saranno soltanto i due club coinvolti. Un caso senza precedenti quello del match rinviato dal prefetto per l’invito di Celino ai tifosi a presentarsi allo stadio nonostante le porte chiuse. E destinato a fare giurisprudenza: ogni scenario è aperto, anche se dal palazzo filtrano spifferi su un probabile annullamento dello 0-3 (magaricon invio degli atti alla procura federale).
In questo senso la larghissima parte dei presidenti di serie A ha esercitato decise pressioni, anche in consiglio federale: il calcio italiano è di fatto schierato, Roma naturalmente esclusa, perché il match si giochi. Il motivo? Oltre a quelli di rivalità sportiva, ci sono anche i mal di pancia di Sky, che ogni anno foraggia le casse dei club con centinaia di milioni. Cagliari-Roma non si è giocata per il gesto di un presidente, evento inaccettabile per la tv satellitare: il punto di non ritorno di un movimento pieno di crepe, di un prodotto sempre meno pregiato ma venduto a prezzo salatissimo. Disputare la gara, allora, anche per rabbonire Sky, che ha ventilato l’ipotesi di richieste di risarcimento. Ma la Roma, pur consapevole dei rischi, è convinta non esistano margini per l’annullamento dello 0-3.
Ed è pronta ad alzare la voce ricorrendo all’Alta Corte del Coni nel caso venga accolto il ricorso con cui il Cagliari (che rischia comunque una penalizzazione) chiede di giocare la gara per incompetenza nel merito del giudice sportivo. Forse già in serata il verdetto della Corte: tra i membri anche Carlo Porceddu, ex vice sindaco di Cagliari.