(F. Balzani) – Dieci giorni di polemiche feroci. Dieci giorni in cui, per la Roma, non è però successo assolutamente nulla. Ieri infatti la società non ha ritenuto necessario parlare con De Rossi accusato da Zeman di scarso impegno e per questo escluso contro l’Atalanta. Il centrocampista ha fatto così il suo ritorno a Trigoria senza incontrare la dirigenza e limitando a una stretta di mano il contatto con Zeman (idem per Osvaldo).
De Rossi ha svolto lavoro differenziato insieme agli altri reduci delle nazionali (fatta eccezione per Pjanic, Piris e Bradley) e dopo poco più di un’ora ha lasciato Trigoria senza proferire parola né con i cronisti, né con i tifosi. Un silenzio assordante, figlio di un mutismo secondo De Rossi ancora più grave: quello della società che in questi giorni non lo ha minimamente difeso né dalle parole di Zeman, né dagli «attacchi» dei mass media.
Un atteggiamento ben diverso da quello recentemente tenuto dai dirigenti (vedi la conferenza di Baldini per smentire le voci relative l’interessamento nel Tottenham nei suoi confronti). La sua immagine De Rossi se l’è ricostruita in Nazionale segnando 2 gol (13 in carriera, uno solo in meno di Rivera), superando Baresi al 9˚ posto per presenze in nazionale (secondo per gol segnati nella top ten solo a Del Piero) e aumentando il suo appeal internazionale.
City (ieri la notizia dell’offerta di 37 milioni), Psg, Chelsea e Real Madrid sono sempre disposti a dargli un contratto da faraone e la possibilità di vincere la Champions. Motivazioni eccezionali per un giocatore in cerca di forti emozioni che la Roma non sembra suscitargli più. Almeno non la Roma di Zeman