(R.Renga) La domanda a questo punto è una, più che altro: dove può andare la Roma? Risposta: dipende dalla Roma, oltre che da Juve, Napoli, Lazio e Inter. Sino qui le partite sono state sette (Cagliari non va giudicata), aspettiamo almeno l’ottava per trarre conclusioni statistiche. Per ora, generalizzando, si può dire che la Roma segna abbastanza e prende un mare di gol.
Zemaniana, dunque. Insomma. Di Zeman in questa Roma c’è la voglia di fare la partita, il coraggio, il calcio in verticale. La difesa anche? Sì e no. Tanti i gol raccolti, questo è vero, ma non sempre, anzi, per eccesso di gioco propositivo. I due del Genoa, per esempio, che c’entrano con Zeman? Difesa schierata, superiorità numerica e sonno dei singoli, clamoroso in particolare quello verificatosi in occasione del raddoppio: si sentiva russare. Allora aspettiamoci una Roma sempre sbilanciata in avanti, divertente, ma non uguale alla Roma di tredici anni fa: quella aveva calciatori giusti per il modulo del tecnico, questa no e sta nascendo, nuova, partita dopo partita. Intanto è la squadra di chi gioca meglio: Totti, Osvaldo, De Rossi.
Del capitano è anche inutile parlare. Ricordiamo solo che la vittoria di Genova si deve soprattutto a lui. Totti, proprio mentre la bufera di Marassi stava calando per una sorprendente resa fisica del Genoa, si è messo a fare il centravanti, ha segnato, ha fatto capire agli altri come si fa, ed è tornato a svolgere il suo lavoro di centrocampista centrale e non mancino, come si sente dire. È la sua Roma. De Rossi ha fatto l’intermedio e il centrale, come gli succede in Nazionale e l’ha fatto benissimo.
Scelte personali dei due? Non andiamo a sottilizzare: Zeman certo non si è opposto. Diciamo dunque che si tratta di un’opera di mediazione e chiudiamola. Osvaldo? Ci sa fare e s’è visto. I suoi sono, semmai, problemi caratteriali. Che De Rossi e Osvaldo siano andati a mille perché usciti da un lungo ritiro azzurro è solo una delle tante favole cittadine.