(F. Bianchi) – Nessuno sciopero: gli arbitri, rappresentati dall’Aia, resteranno nel governo del calcio. Avranno, anche in futuro, un loro rappresentante, come adesso (il presidente dell’Aia), e potranno votare. Il commissario ad acta, Giulio Napolitano, ha tempo sino al 30 di ottobre per stabilire i nuovi “pesi” nel consiglio federale della Figc: dopo le decisioni del Coni, nel suo percorso di spending review, i consiglieri federali devono essere al massimo venti. Una cura dimagrate per tutte le federazioni, Figc inclusa: attualmente la Federazione guidata da Giancarlo Abete ha 27 consiglieri (altre ne avevano addirittura di più). In futuro dovranno essere, appunto, venti (il presidente più 19). Non c’è stato accordo fra le tre Leghe professionistiche (A, B e Pro) nel dividersi i sei posti a disposizione, e così adesso decide il commissario ad acta. Ma il figlio del Presidente della Repubblica può forse scatenare uno sciopero degli arbitri, cosa mai successa nel pur variopinto mondo del calcio? No, non può. E allora andrà a tagliare altrove (dopo vedremo dove). Le quattro Leghe (A, B, Pro e Dilettanti) mai unite come in questa occasione hanno già tentato in occasione del consiglio federale di ottobre di far fuori gli arbitri. Ma Marcello Nicchi, attuale n.1 Aia, si è ribellato: “Una vergogna” ha tuonato. “Noi qui siamo e qui restiamo”.
Ed è stato difeso da Abete, da calciatori e allenatori (e col diritto di veto si sa che nel calcio non conta la maggioranza). Ma le Leghe mica si sono arrese e hanno presentato, ognuna per conto suo, una proposta scritte al professor Napolitano jr.: tutte d’accordo però che gli arbitri nel governo del calcio sono un’anomalia solo italiana e quindi devono scomparire. Qualche Lega propone, ad esempio, che gli arbitri possano sedere in consiglio come “uditori” e abbiano diritto di voto solo quando ci sono questioni che li riguardano direttamente. La Lega di B invece è per una soluzione diversa: massimo 19 consiglieri (uno in meno rispetto ai principi ispiratori del Coni), niente arbitri, 3 consiglieri per la serie A, 1 per la B e 2 per la Lega Pro. Ma Mario Macalli ha già fatto sapere che lui di scendere da 4 a due non ne vuole sapere. “Ma perché mai gli altri tagliano del 30 per cento e noi dovremmo tagliare del 50?”, spiegano dalla Lega Pro, ricordando inoltre “che nessuna Federazione ha nel suo governo gli arbitri, uno sbaglio tutto italiano. Tra l’altro quando devono votare su certe questioni sono pure in imbarazzo…”.Nicchi non la pensa certo così: difende a spada tratta la sua categoria e ha vinto. Salverà non solo il posto in consiglio ma anche l’autonomia gestionale e finanziaria. E allora chi dovrà fare un passo indietro? Quasi sicuramente Macalli. Non ne sarà felice, ma uno sciopero degli arbitri, dopo quello dei calciatori, dal Coni e dalla Figc non potrebbe mai essere accettato.