(M. Pinci) – Baldini sbatte la porta di uno spogliatoio chiuso in un silenzio gelido. La Roma è una polveriera, tra spifferi di litigi interni e una drammatica crisi di risultati. Anche la giornata di ieri a Trigoria, con toni da resa dei conti, non aiuta a rinfrescare un clima ormai pesantissimo anche per i tifosi inferociti, con le radio che diffondono la “minaccia” di una contestazione di massa alla squadra già domani. Luis Enrique è andato via da mesi, ma la cronaca delle giornate romane è la stessa di un anno fa. A cominciare dai faccia a faccia da saloon nello spogliatoio: l’ultimo nel pomeriggio di ieri, il d.g. Baldini e il d.s. Sabatini con Zeman da una parte, dall’altra Totti, De Rossi e il resto della compagnia. Sguardi duri, parole a denti stretti: «Siete stati presi per giocare e vincere — il monito del d.g. — quindi testa bassa e pedalare. Basta chiacchiere e alibi, si va avanti con Zeman. La società è solida: dalla proprietà alla dirigenza, qui nessuno scappa», con chiaro riferimento alle voci di dimissioni, addii per altri lidi (Milan, Tottenham), abbandoni in corsa. Parole forse dovute dopo il 4-1 con la Juventus e accolte dal gruppo con un lungo silenzio, rotto solo dalla porta sbattuta alle proprie spalle da Baldini. Che oggi festeggerà (parlando in conferenza stampa) uno dei compleanni più amari della carriera. Alle parole, Zeman ha preferito le vie di fatto, obbligando la squadra a un allenamento durissimo, chiuso dagli odiati gradoni “punitivi”. Un modo chiaro per far scontare sul campo lo scarso impegno mostrato, e rimproverato al gruppo subito dopo il monologo dei dirigenti: «Servono sacrifici per fare il mio calcio — l’accusa di Zeman — chiedo cose semplici, dovete fare quello che vi chiedo e non quello che vi pare. E chi non è convinto lo dica». Anche qui, silenzio. Ciò che resta di una situazione diventata insostenibile anche per la dirigenza, alle prese con lo spettro di una nuova stagione da buttare prima ancora che entri nel vivo, e condita dagli spifferi che giurano di scontri durissimi. C’è irritazione tra i giocatori per essere stati scaricati in pubblico dopo la partita. Alcuni testimoni raccontano dallo spogliatoio dello Juventus Stadium: Zeman, furente dopo il primo tempo, che entra nello stanzone chiedendo ai giocatori se sono abituati a figuracce così. De Rossi che con un gesto di stizza dopo quei 45 minuti ignobili scaglia la maglia a terra facendo seguire un “vaffa” forse generico, forse al tecnico. Ricostruzione negata con forza dalla Roma: «Non è successo». Soltanto una delle tante voci che si rincorrono dentro il Raccordo Anulare: inutile anche sperare che l’arrivo oggi dagli States del neo presidente Pallotta abbia effetti terapeutici sulla crisi di nervi cronica dell’ambiente Roma. Non basta l’aspirina per curare un’epidemia.