La Roma torna a vincere dopo una settimana difficile da punto di vista psicologico, cioè quella che ha seguito la sconfitta del derby. Tante le polemiche, che hanno coinvolto ogni componente giallorosso, dai massimi dirigenti, ai calciatori meno utilizzati, passando per l’allenatore ed il suo staff. Tante anche le parole che hanno caratterizzato questi giorni, ma la gente aveva bisogno di quelle certezze che solo i 3 punti possono trasmettere. Continua l’andamento altalenante, che vede l’alternarsi di una vittoria ed una sconfitta, nonché di prestazioni positive e negative: l’obiettivo è dare continuità a questi risultati, inanellando gare utili. Non si chiede alla squadra l’utopia di vincere sempre, ma quanto meno di non tornare a perdere dopo una gara vinta.
L’ANALISI TATTICA. Rientra Castan dal primo minuto, al posto dello squalificato Burdisso, mentre viene confermato Piris, nonostante la pessima prestazione nel derby. Il centrocampo, viste le numerose assenze per squalifica, viene rivoluzionato, con l’inserimento di Pjanic e lo spostamento di Bradley in posizione centrale, mentre il tridente viene confermato in blocco.
La gara si gioca per lo più a centrocampo, dove il Torino cerca di imporre il proprio possesso palla, a ritmi decisamente bassi, con i quali la Roma sembra trovarsi da subito a proprio agio. La prima frazione di gara è povera di spunti, con le squadre abbastanza bloccate: i ragazzi di Ventura, al contrario delle aspettative, sembrano intenzionati a tener stretto il pareggio, prolungando la propria imbattibilità interna. I giallorossi, invece, cercano timidamente la vittoria, mostrando gli strascichi che la sconfitta con la Lazio ha lasciato, soprattutto psicologicamente.
Nonostante tutto il Toro vanta almeno un paio di occasioni da rete, sbrogliate puntualmente da Marquinhos, il miglior romanista in campo: una volta accortosi del fallito tentativo di lasciar in fuorigioco le punte avversarie, il giovane brasiliano ripiega puntualmente. Lui e Castan giocano una gara perfetta: parliamo di una coppia di centrali solida, troppo spesso penalizzata dagli errori dei terzini o degli estremi difensori. I soliti errori di posizionamento, purtroppo, li commette Piris, che soffre più del dovuto un Santana lontano dalla forma migliore. Il terzino destro stringe sempre troppo la posizione di partenza, tardando poi ad allargarsi sull’uomo: fortuna vuole che il suo avversario cerchi sempre di rientrare sul destro, andandogli incontro, anche se in questa situazione soffre le sovrapposizioni avversarie, complice anche lo scarso ripiegamento dei suoi compagni. Nel secondo tempo rischia molto, lasciando Santana liberissimo sul secondo palo: l’ex viola liscia la palla graziando gli avversari, tentando il colpo al volo, nonostante la possibilità evidente di stoppare e tirare.
La nota positiva della gara è rappresentata dal centrocampo, composto da Bradley-Florenzi-Pjanic. Nel primo tempo faticano a trovare le giuste distanze tra loro, ma l’americano, comunque, svolge un grande lavoro di copertura nella posizione di mediano. Nella seconda frazione di gara iniziano a girare nel verso giusto, dividendosi i compiti nel migliore dei modi: Florenzi continua a martellare gli avversari sulla sinistra, con Totti e Balzaretti; Bradley non fa passare nessuno dalle sue parti, evita ogni inserimento centrale e arriva a recuperare 8 palloni. L’americano, lento in fase di impostazione, non cerca mai di strafare, cercando sempre il passaggio semplice, e dimostra tutta la sua intelligenza quando lascia in pratica la regia a Pjanic. Il regista della Roma, in questi secondi e decisivi 45 minuti, è il bosniaco a tutti gli effetti, colui che fa partire tutte le azioni dai suoi piedi, dalla posizione di interno destro.
Zeman questa volta indovina il cambio a metà campo, inserendo Marquinho al posto di uno sfinito Florenzi. Il brasiliano spacca la partita con i suoi cambi di ritmo, con la sua carica agonistica, che trascina i compagni: parliamo di un calciatore che molti allenatori vorrebbero avere, nonostante non sia molto dotato tecnicamente, per le doti caratteriali e l’intelligenza tattica che dimostra ogni volta in campo. Un suo inserimento travolgente porta i difensori del Torino a commettere fallo da rigore; un rigore netto, anche se contestato oltremisura dagli avversari, complice anche Guida, che non lo avrebbe assegnato senza l’arbitro d’area.
L’attacco è l’unico reparto mai messo in discussione, complice il gran numero di goal segnati, ma qualcuno ha bisogno di riposare. Lamela gioca la solita travolgente partita nel primo tempo, poi cala, complice una botta ricevuta che gli fa gonfiare la caviglia e che – molto probabilmente – lo terrà lontano dal campo a Pescara. Gioca molto largo sulla destra, ma viene poco servito dei compagni: questa sua posizione, tuttavia, mette in difficoltà D’Ambrosio, che non riesce mai a trovare le giuste distanze. Nonostante la rete su rigore Osvaldo è il peggiore in campo: continua a sbagliare i movimenti, resta spesso in fuorigioco e sbaglia molti appoggi. Decisamente meglio da rifinitore, quando Destro subentra a Totti, che da finalizzatore. Ci si pone d’obbligo una domanda: perchè non riportare Totti al centro dell’attacco, spostando l’italo-argentino sulla sinistra?
ANALISI ATLETICA. I ritmi blandi esaltano una roma un po’ imballata, ma sicuramente dotata tecnicamente. Molti i calciatori in calo, che forse avrebbero bisogno di riposo. Spicca il passo indietro compiuto rispetto alle prime gare da Balzaretti, ma il calciatore ha dalla sua molte scusanti. Due gli infortuni muscolari che lo hanno colpito da inizio stagione, e per due volte il suo recupero è stato una corsa contro il tempo: questo fatto non gli ha permesso di allenarsi bene. Troppa generosità lo sta portando a peggiorare il suo rendimento.
L’altra nota negativa è Osvaldo, ma anche per l’attaccante vale un discorso simile a quello fatto per Balzaretti. Il numero 9 soffre di una distorsione alla caviglia da due settimane, fatto che ne mette sempre a rischio l’impiego, visti i pochi allenamenti sostenuti; ma alla fine si ritrova sempre in campo dal primo minuto. Il dolore ne sta indubbiamente influenzando le prestazioni, allora ci si chiedere perchè non impiegare Destro dall’inizio, lasciandogli la possibilità di recuperare una volta per tutte.
Ad inizio anno siamo rimasti impressionati da Castan, oggi non abbiamo occhi che per Marquinhos, centrale classe ’94, che gioca con la sicurezza che aveva Aldair a fine carriera. Data la sua giovane età si pensava che si trattasse di un ragazzo da farsi anche fisicamente: non è così. O meglio, ancora crescerà, ma fisicamente già schiaccia gli avversari, li annulla; non abbiamo ancora visto un attaccante in grado di superarlo in velocità, l’unico ad averlo messo in difficoltà è Klose. Ma anche in quel caso bisogna capire se ha sofferto più i movimenti della punta avversaria o le ‘finte’ dei propri compagni.
A cura di Luca Fatiga