Si chiude con 4 anni di anticipo un matrimonio tecnico tra il marchio Kappa e l’A.s. Roma. Un divorzio al “veleno”, che finirà, come anticipato da Marco Boglione (presidente del gruppo Basicnet) nelle aule di tribunale. Di certo la società capitolina, già alla ricerca di un nuovo partner, rinuncerà a introiti legati a questo contratto (in scadenza al giugno 2017) per circa 29,9 milioni di euro. Sporteconomy ha intervistato in esclusiva il numero uno del gruppo piemontese, per capire concretamente le ragioni che hanno portato alla risoluzione anticipata dell’accordo in esame. Queste le sue dichiarazioni:
Presidente, ha parlato, nelle ultime ore, di segnali di rottura con l’AS Roma già da un anno. Il comunicato stampa di sabato scorso è stato un fulmine a ciel sereno?
“Non è stato assolutamente un fulmine a ciel sereno, anzi. Da quando sono arrivati questi signori americani si parla di una possibile risoluzione anticipata del contratto, a detta loro per mettere in campo una nuova partnership più brillante in campo internazionale. Successivamente abbiamo ricevuto comunicazione su cose che, strumentalmente, non andavano nella fornitura. Nell’ultimo mese poi c’è stata una maggiore tensione con l’A.s. Roma. In tutti i modi abbiamo cercato di collaborare per proseguire insieme un percorso iniziato diversi anni prima con il club”.
Ha dichiarato che adesso il rapporto con la Roma si sposta nelle aule di tribunale.
“Certo è inevitabile, dopo il comunicato di sabato scorso”.
Ma è consapevole del fatto che la giustizia italiana, quale che sia la decisione finale, è molto lenta?
“Sono consapevole della scarsa celerità della nostra giustizia, ma sono altrettanto sicuro che sia, però, profondamente giusta. Questo mi conforta”.
Si è sentito “tradito” dall’attuale dirigenza?
“Tradito, non lo so. Per sentirsi traditi prima bisogna sposarsi. Certamente non mi sono sentito rispettato, dopo tutte queste stagioni di collaborazione tecnica, soprattutto nell’ultimo anno e mezzo di dirigenza americana”.
Da quanti anni Kappa sponsorizza nel mondo dello sport, a partire dal calcio?
“Da ben 34 e abbiamo lavorato con club di profilo internazionale, come, per esempio, la Juventus, l’Ajax e tanti altri ancora in tutto il mondo”.
Nella storia del suo brand c’è mai stata la risoluzione anticipata di un contratto di sponsorship tecnica?
“Assolutamente. Mai, mi creda, in 34 anni c’è stata una risoluzione anticipata. E’ la prima volta in assoluto”.
Nel comunicato A.s. Roma si parla di “gravi difetti”.
“Non ci sono difetti nel materiale da noi fornito. Abbiamo ricevuto dalla Roma comunicazione solo di un centinaio di capi che presenterebbero difetti (si parla di maglie che perdono colore, nda). Dovete immaginare che in questi anni abbiamo fornito al club giallorosso complessivamente almeno 1 milione di capi. In un contratto di questo tipo è prevista una tolleranza percentuale e anche se fossero un centinaio i capi difettosi, saremmo ampiamente nella previsione contrattuale. E comunque sono stati sempre prontamente cambiati. C’è, poi, arrivata l’immagine di un prodotto (una felpa, nda) che risulterebbe macchiata. Una foto non è una prova e, comunque, è difficile capire se questa presunta macchia è ascrivibile alla nostra azienda o a cause successive alla consegna dello stesso. Si tratta di scuse pretestuose, ma saranno tema di un dibattito in aula davanti a un giudice. Quanto poi al collo che risulterebbe troppo stretto, tengo a precisare che questa soluzione è stata una precisa richiesta del nuovo management, pertanto, non capisco come possa essere addebitata alla nostra azienda. Non mi sembra che i giocatori della Roma siano scesi in campo con prodotti di basso livello o svestiti. Nè mi sembra che la squadra capitolina sia mai apparsa sui campi italiani e d’Europa in modo non impeccabile”.
La vostra azienda usa da tempo un customer service per raccogliere le eventuali lamentele della clientela sui prodotti a marchio Kappa, Superga o K-Way, solo per parlare di alcuni vostri brand. Quante sono state nell’ultimo anno le lamentele legata alla maglia AS Roma?
“Non abbiamo ricevuto alcuna segnalazione, anche questo dovrebbe far riflettere”.
Quante maglie replica avete venduto nell’ultimo anno dell’A.s. Roma?
“Fino all’altro ieri le avrei risposto con un dato. Dopo il comunicato di sabato è un elemento “sensibile”, che farà parte di una serie di valutazione da parte dei nostri legali. Sicuramente parliamo di cifre importanti. Posso solo dire che parliamo di milioni di euro e di una distribuzione mondiale in oltre 120 Paesi, anche se chiaramente l’Italia è il mercato più importante per noi”.
Continuerete a investire nel calcio anche dopo questa esperienza poco fortunata?
“Sì, certo. Le sponsorizzazioni sono una leva ordinaria, non straordinaria per la nostra azienda”.
Come avete chiuso oggi in Borsa?
“Abbiamo registrato un -8% sul nostro titolo”.
Lo collega al comunicato dell’AS Roma e al suo contenuto?
“E’ difficile dirle, certo è un “fatto” che abbiamo perso oggi l’8% sul mercato borsistico. Anche questo dato sarà oggetto di una profonda analisi da parte del management dell’azienda. Certamente posso dire che certi giudizi, non certo positivi, verso l’immagine dell’azienda e dei nostri prodotti, erano assolutamente evitabili da parte della dirigenza americana della Roma”.
Sui media capitolini si è parlato spesso di una super penale che legava a filo doppio la A.s. Roma a questo contratto.
“Posso assicurare che non era un super penale e che, comunque, sarebbe scattata solo dopo un certo numero di anni. Le penali sono presenti in tutti i contratti di questo tipo. E’ prassi in operazioni di questo tipo”.
Qual è a posteriori la sensazione che sta vivendo?
“Ripeto abbiamo sempre collaborato con la dirigenza della Roma, perchè questo sodalizio era il fiore all’occhiello di una strategia nelle sponsorship tecniche. Alla presentazione della maglia all’Ara Pacis di quest’ultima estate tutti hanno espresso giudizi positivi sul nostro prodotto. Pochi mesi dopo arriva questa scelta drastica da parte dell’A.s. Roma. Ho trovato tutto molto pretestuoso, ed è per questo che ci vedremo in tribunale. E’ inevitabile”.
Fonte: sporteconomy.it