Quello del portiere è un lavoroo duro, ma qualcuno lo deve pur fare. Tranne rare (o brevi) parentesi, nella Roma del dopo-Tancredi il ruolo del portiere si è appesantito di responsabilità sempre maggiori. Errori e orrori hanno contraddistinto la storia degli estremi difensori degli ultimi due decenni. La papera con la quale Goicoechea ha concesso il pareggio nell’ultimo derby rappresenta soltanto l’ultimo di una lunga serie di episodi sfortunati. Per utilizzare un eufemismo.
L’allenatore friulano chiede e ottiene Antonioli. L’inizio dell’avventura è incoraggiante, ma l’anno dello scudetto il punto debole sembra essere proprio tra i pali. Autore di qualche goffo intervento, l’ex milanista viene beccato dal pubblico dell’Olimpico al punto da far intervenire capitan Totti in sua difesa. (…) alla fine arriva Pelizzoli, che si è messo in luce con l’Atalanta. Un lungo record d’imbattibilità illude tutti, ma anche il bergamasco “si perde” presto. La nuova stellina del vivaio è Curci, che però dopo qualche incertezza induce Spalletti a puntare sul semisconosciuto Doni. Il brasiliano gioca due stagioni ad alti livelli, finché un infortunio non ne fiacca la reattività. E le prestazioni. Ranieri non si fida più e dopo un brevissimo interregno di Artur si affida a Julio Sergio. Miracoloso all’inizio, controfigura o poco più nel prosieguo. Siamo ai giorni nostri. E’ il turno di Stekelenburg, Lobont e Goicoechea. Le incertezze proseguono, la speranza è che il tributo alla sorte sia esaurito.
Fonte: corriere dello sport