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CORRIERE DELLA SERA Baldini, il passato non ritorna. Ascesa e caduta di un ex idolo

Baldini Zeman

(E. Menicucci) – C’era una volta Franco Baldini. Procuratore di giocatori, poi consulente di mercato, infine direttore sportivo (seppur in pectore, come sottolineò perfidamente la Roma ormai gestita da Rosella Sensi, il giorno dell’addio). L’uomo che, insieme al presidente Franco, a Fabio Capello e Fabrizio Lucchesi costruì lo scudetto del 2001 dominando sul mercato: Emerson, Samuel, Batistuta, strappato a suon di miliardi all’Inter. Quel Baldini, nel suo ritorno in giallorosso, non esiste più. Anzi, l’attuale direttore generale sembra un lontano ricordo, datato oltre dieci anni, del «manager di Reggello» che rivaleggiava con Luciano Moggi, comprava campioni (Cassano, l’ultimo colpo), si affermava sul piano anche mediatico.

Un’ascesa verticale, tra consensi (molti) ed invidie (molte anche quelle), con momenti memorabili. Come una volta, davanti ai cancelli del «Bernardini », quando Baldini si presentò di fronte ai contestatori e in maniche di camicia replicò: «La Roma è davanti ai vostri occhi». Un lapsus, una battuta. Ma anche una forma di verità: per molto tempo, passati i fasti dello scudetto, con Sensi padre più stanco e più lontano, la Roma «è stata» Baldini. Tanto che, se Totti chiedeva campagne acquisti faraoniche che il club non si poteva permettere, e il diesse gli rispondeva,la gente si schierava a favore di quest’ultimo, e contro il capitano.

Poi Baldini è andato via (marzo 2005), sacrificato sull’altare dell’alleanza con la Juventus (un famoso caffè in Campidoglio, Veltroni sindaco…), e ha girato il mondo: prima Madrid, poi l’Inghilterra, sempre con Capello. Incarichi prestigiosi, i veleni del calcio italiano lontani, ma un sogno nel cuore, una specie di «saudade » brasiliana, un richiamo della foresta: l’idea, un giorno, di tornare a Roma, alla Roma. Come si torna da una donna che hai amato alla follia, che ti ha lasciato e che vuoi a tutti i costi riconquistare. È sempre un errore, nella vita e nel calcio. Indietro non si torna, quasi mai, come dimostra anche l’esperienza Zeman. Il passato non è un film, da cui puoi cancellare il finale che non ti piace. Questo Baldini, va detto, da quando si è ripreso la Roma (ci aveva provato coi russi della Nafta Moskva, ci è riuscito con gli americani), non ne ha azzeccata una: l’intervista nella quale dava a Totti del «pigro», le scelte di Luis Enrique prima e del boemo poi, la gestione del caso De Rossi proprio alla vigilia del derby (tra annunci e dietrofront). Settimana aperta dalla playlist di capitan Totti dove, beffardamente, al primo posto compariva «Su di noi» di Pupo, il cantante toscano che parla come il d.g. E, stavolta, la gente si è fatta una risata.

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