(L. Valdiserri) Da quando è stato scelto dai dirigenti di Trigoria per ritornare sulla panchina giallorossa il neologismo «zemaniano » è stato accostato infinite volte al lavoro del tecnico boemo e alla stagione della Roma. Giocatore zemaniano o non zemaniano, gol segnato zemaniano, gol preso zemaniano, filosofia zemaniana. Come se esistesse un mondo di riferimento che va oltre – o per gli adoratori di Zeman va sopra – al calcio proposto dalle altre parti del mondo.
I numeri delle prime 12 giornate dicono: 1) la Roma zemaniana ha una media punti pari a quella di Luis Enrique solo grazie al regalo che Cellino ha fatto ai giallorossi, portando tre punti a tavolino; 2) ha la peggior difesa della serie A, con 23 gol subiti come Pescara e Chievo; 3) è stata rimontata in partita per cinque volte (Bologna, Sampdoria, Udinese, Parma e Lazio); 4) in una sola occasione non ha subito gol (in casa contro l’Atalanta). Ci sono anche dati positivi, che emergono dalle statistiche della Lega calcio: dopo la Juventus (2,4 gol a partita) la Roma ha la miglior media di gol segnati (2,3) e di tiri totali (Juve 17 e Roma 16,5). È anche la squadra che ha conquistato più calci d’angolo (6,6 a partita) ed è terza per supremazia territoriale (12’03″) alle spalle di Milan e Juventus.
Una delle principali accuse dei tifosi e di molti critici alla Roma di Luis Enrique, lo scorso anno, era però proprio quella di avere delle «aride statistiche positive» (come il possesso palla), totalmente inadatte, però, al calcio che si gioca in Italia. Con Zeman, purtroppo, la situazione non è cambiata. O, almeno, non è ancora cambiata. Quello che appare dall’esterno è una quasi totale mancanza di fiducia della squadra nel modello di calcio proposto, che si trasforma in una fragilità insostenibile. Un dato, più di altri, lo dimostra: la Roma subisce i gol «a coppia ».
Preso il primo, entro pochi minuti, arriva il secondo. Gilardino al 72’ e Diamanti al 73’ (Roma-Bologna 2-3); Pirlo all’11’, Vidal al 16’ e Matri al 18’ (Juventus-Roma 4-1); Kucka al 7’ e Jankovic al 15’ (Genoa-Roma 2-4); Domizzi al 32’ e Di Natale al 50’ (Roma- Udinese 2-3); Parolo al 34’ e Belfodil al 37’ (Parma- Roma 3-2); Candreva al 35’, Klose al 43’ e Mauri al 47’ (Lazio-Roma 3-2). È come se la squadra non avesse gli anticorpi per reagire al primo attacco del virus. La Roma non trova la risposta alla difficoltà, o ci riesce troppo raramente (vedi la rimonta da 0-2 a 4-2 contro il Genoa, una squadra peraltro che ha perso le ultime cinque gare consecutive).