(G. Piacentini) – «Non sono solo, sento l’appoggio da parte della società. Abbiamo gli stessi obiettivi, poi nel calcio può succedere di tutto e se non sono contenti possono anche cambiare». Prova a mostrare i muscoli, Zdenek Zeman, alla vigilia della gara con il Palermo, ma sa benissimo che una mancata vittoria stasera all’Olimpico potrebbe costargli cara. Il tecnico boemo, comunque, ostenta sicurezza: «Non mi sento fortunato a stare ancora sulla panchina della Roma. Siamo settimi e sotto di me ci sono altri 13 allenatori che dovrebbero essere esonerati. Io non la penso così e continuo a credere in quello che faccio. Le scelte tecniche rimangono una mia responsabilità. Il discorso di Sabatini (ieri mattina n.d.r.) alla squadra? Nessuno è contento di come stanno andando le cose e tutti cercano di contribuire in qualche modo». Il boemo non è preoccupato dalle 4 sconfitte in 9 partite, dai 19 gol subiti, dalla zona retrocessione a soli 6 punti, dalla gestione problematica di calciatori come De Rossi, Pjanic e Destro o dal fatto che la squadra ancora non lo segue come vorrebbe.
Secondo un pensiero comune dentro Trigoria—basta rileggere le dichiarazioni del d.g. Baldini dopo la sconfitta con la Juventus e quelle del d.s. Sabatini dell’altro ieri — la responsabilità è da ricercare altrove. «Credo che siete in tanti—dice rivolto ai giornalisti — a volere il male della Roma. Ogni giorno escono attacchi alla società, ai calciatori e al tecnico e non vengono mai sottolineate le cose positive. Succede solo a Roma». Particolare l’interpretazione della classifica, ancora di più quella su alcuni episodi che secondo Zeman l’hanno determinata:«Abbiamo buttato due partite, se avessimo 20 punti non staremmo a parlare di esclusioni o giocatori fuori ruolo. Abbiamo perso male solo contro la Juve, le altre sconfitte sono arrivate per errori nostri ma dal punto di vista del gioco siamo stati sempre superiori. Degli arbitri non mi lamento, faccio delle constatazioni. A Parma non si doveva giocare, se la palla non rimbalza non si gioca. Poi bisogna andare avanti perché ti dicono che non ci sono le date per recuperare. Col Catania ci hanno segnato due gol in fuorigioco…».
A chi gli fa notare che anche all’Atalanta hanno annullato un gol regolare, risponde: «Avremmo vinto 2-1». L’allenatore sgombra il campo dagli equivoci sull’adattabilità dei giocatori al suo calcio: «Mi viene da ridere quando sento queste cose. Sono tutti adatti e non intendo cambiare, perché una grande squadra ha un suo gioco. Il Barcellona non cambia se perde una partita. Per imparare certi movimenti ci vogliono tempo e convinzione. Non so se c’è qualcuno che non si fida ciecamente di me, so che tutti cercano di fare quello che gli chiedo: alcuni ci riescono, altri meno». Due che finora non sembrano riuscirci sono Pjanic e Destro: «Vuol dire che ho la panchina forte e posso scegliere. Destro l’ho voluto fortemente ». Un pensiero anche sul derby: «Per voi è una guerra, per me è sport ed ha altri valori. Ci si gioca la supremazia cittadina ma è pur sempre una partita di calcio». Che però tutti preferiscono vincere, non solo a Roma.