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CORRIERE DELLO SPORT Non serviva il predicatore ma soltanto la normalità

Zeman Trigoria

(L. Ferrajolo) – Zeman alla Roma non è stata una grande idea. Dirlo adesso è sin troppo facile, ma si poteva intuirlo agevolmente anche a luglio, mentre si festeggiava il ritorno come se il boemo fosse garanzia di trionfi e scudetti. Non è in discussione l’uomo e nemmeno il tecnico. […]Il punto è un altro: dopo la stagione urticante e sanguinosa con Luis Enrique, questa Roma americana aveva ed ha bisogno solo di un po’ di normalità.[…]

Se l’azzardo di Luis Enrique era comprensibile perché rappresentava il tentativo inesplorato di portare in Italia il modello del Barça, con i rischi e le incognite che poi si sono rivelati fatali, in questo caso era tutto scritto. Zeman è trasparente, il suo calcio, la sua storia sono lì , leggibilissimi da molti anni. La società ha sempre giustificato questa scelta, con l’intenzione di dare una continuità almeno a quell’idea di partenza di proporre un calcio d’attacco, spettacolare, non dozzinale. Ma avrebbe dovuto sapere che con Zeman si vive un giorno da re e un giorno da straccioni. Salvo rare eccezioni, le sue squadre non hanno mai trovato continuità di gioco e di risultati. Zeman è un maestro straordinario della fase offensiva, le sue squadre assaltano l’avversario come poche, ma ignorano o quasi la fase difensiva. […]

Può una squadra come la Roma subire 19 reti in 9 gare? E’ evidente la totale assenza di equilibrio, la superficialità, la mancanza di normalità. Non è un problema del singolo, di giocatori, ma di un’organizzazione in campo. Così si spiegano le agghiaccianti rimonte subite, lo spreco indecente di punti, nonostante le prodezze di Lamela e Totti. Certo, questa Roma migliorerà con il tempo se ce ne sarà. Ma non sarà mai una Roma affidabile, con un’esistenza rassicurante. Un giorno da re e un giorno da straccioni. Dopo Luis Enrique, per ripartire le serviva un soffio di normalità , non un inguaribile utopista e un instancabile predicatore.

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