(A. Ghiacci) – Quattro mesi di lavoro e neanche uno straccio di progresso rispetto a un anno fa. La Roma di Zeman ha mostrato solo qualche lampo, che però non è bastato per ottenere buoni risultati. Anzi: i giallorossi, oggi, non solo sono più vicini alla zona bassa della classifica rispetto al terzo posto che vale la Champions indicata come obiettivo stagionale, ma hanno anche la peggiore difesa della serie A con una partita in meno giocata sul campo. (…): «Se non arrivano i risultati sperati è normale che l’ambiente non sia contento. Io, da allenatore, devo lavorare e cercare di migliorare. Dobbiamo concentrarci, la squadra ha dei valori. Perché devo cambiare se in parte sono soddisfatto?» . Palermo, poi il derby tra sette giorni. E la posizione del tecnico giallorosso, almeno dall’esterno, non sembra più così solida. Che ne pensa il diretto interessato? «La società fa la società e non l’allenatore, mi lascia libero nel mio lavoro. Non mi sento solo, sento l’appoggio del club. Abbiamo gli stessi obiettivi e la stessa voglia. Chiaro che sono nelle condizioni di tutti gli altri tecnici, nel calcio può succedere di tutto e se la società non è convinta può cambiare» .
CORRIERE DELLO SPORT Zeman: “Se volete potete mandarmi via”
DIFFICOLTA’ – Zeman non guarda alle difficoltà. E’ convinto che le cose si sistemeranno. Di più: «Farò meglio di tredici anni fa (la sua seconda stagione giallorossa del biennio 1997-1999, quando la Roma arrivò quinta. ndr). Non sento particolare pressione, non mi preoccupo. Sono responsabile di una squadra che finora non ha fatto quello che ci si aspettava, ma sono convinto che questo gruppo darà soddisfazioni. Siamo settimi, ci sono dodici squadre sotto di noi, allora dodici allenatori dovrebbero essere esonerati?» . Anche il tecnico, così come i dirigenti, è convinto che in tanti vogliono il male della Roma: «Sento parlare solo di polemiche, non ho letto niente di buono da quando sono arrivato. La partita in sé non interessa, si pensa sempre ad altro, si attaccano giocatori, tecnico e società. E succede solo qui, perché ai miei colleghi si chiede soprattutto di calcio giocato. Se avevamo i punti in più delle partite sbagliate non si sarebbe parlato di tutte queste cose» .
CAMMINO – L’allenatore della Roma ha in testa dei conti precisi. Ecco spiegati i 4 ko in 9 partite sul campo: «Abbiamo perso male solo a Torino con la Juve, due sconfitte in più dell’Inter non sono tante. Abbiamo regalato due partite (si riferisce alle gare dell’Olimpico con Bologna e Udinese, entrambe perse pur avendo raggiunto il doppio vantaggio, ndr) vuol dire che non eravamo abbastanza concentrati. La gara contro il Parma non la calcolo proprio per via delle condizioni del campo. Io sapevo che se il pallone non rimbalza non si gioca, ma oggi il calcio è così, bisogna andare avanti, non c’è tempo per recuperare» . Zeman non pensa a cambiamenti particolari per chiudere la difesa. La linea dei quattro del settore arretrato per lui sarà sempre alta: «Non so se si rischia più giocando alti o ritirandosi dentro la propria area di rigore…» . E ancora: «Se hai palla si attacca, se non ce l’hai si difende» . Per quanto riguarda il suo futuro alla Roma, in prospettiva, non si preoccupa nemmeno di una partita importante come il derby: «Per tanti la partita con la Lazio è una guerra. Per me è sport, è calcio, ha altri valori. Ho tanti amici laziali e so che si gioca per la supremazia cittadina però è sempre una partita e non una guerra. Tutte le partite sono decisive. Si gioca provando a fare il meglio possibile, poi se si perde si fanno i complimenti agli avversari. Spero che con il Palermo riusciremo a fare risultato» .
TATTICA – Avanti senza particolari pensieri, allora. Il 4-3-3 non si tocca: «La squadra è stata costruita per un certo tipo di calcio, mi viene da ridere quando sento che qualche giocatore non è adatto. Tutti hanno voglia di fare di più, non ho mai sentito un rifiuto di qualche giocatore a fare ciò che chiedevo. Ci vogliono applicazione e tempo, serve convinzione per capire cosa dobbiamo fare. Qualcosa abbiamo mostrato, ora serve allungare la prestazione a novanta minuti. Voglio costruire una grande squadra»