(F. Dragonetti) – La miglior difesa è l’attacco: se serve, persino alla storia giallorosa. Ieri, infatti, Mauro Baldissoni, «espressione della proprietà Usa in Italia» — come è stato presentato nel convegno «L’etica del magistrato, la deontologia dell’avvocato e la deontologia dello sportivo», a cui ha partecipato come relatore — non ha fatto sconti al passato quando si è toccato l’argomento della presunta lontananza di Pallotta & Co. dalla squadra. «È pura letteratura. Anzi, rispondo con un’altra domanda. Quante volte Rosella Sensi è andata nello spogliatoio a parlare con i giocatori? Zero. Quante volte lo ha fatto Franco Sensi? Forse una… E poi Baldini ha poteri operativi. Può acquistare o cedere giocatori e, se mai qualcuno della squadra si dovesse comportare male, cacciarlo».
Contraddizioni Il potente membro del Cda della Roma ha poi argomentato sui comportamenti dirigenziali: «Abbiamo un regolamento interno. Nessun dirigente commenta gli eventi del campo né le decisioni dei direttori di gara. La società non fa ricorsi, basti pensare al caso De Rossi nel derby, ad eccezione del rosso ad Osvaldo l’anno scorso con l’Atalanta». Nella concitazione del momento, però, Baldissoni ha dimenticato come, almeno in due occasioni, i dirigenti giallorossi si siano lamentati degli arbitri. Sabatini commentò così il k.o. col Milan del 26 marzo: «Credo ci siano troppi errori arbitrali contro la Roma». E Fenucci gli ha fatto eco il 29 ottobre dopo l’ammenda con diffida subita per aver protestato nel dopo partita di Roma-Udinese: «È giusto — disse — far rimarcare eventuali errori arbitrali». Forse il regolamento andrebbe ripassato un po’…