Ad appena due giorni da un incandescente Lazio-Roma, la redazione di Gazzettagiallorossa.it, ha contatto Ivan Tomic, ex giocatore della Roma ai tempi del boemo ed ex direttore sportivo del Partizan di Belgrado, per un ricordo di Zeman, un giudizio sul derby e su tanto altro ancora. Queste le sue parole:
Ricordo del derby?
“Ebbi l’opportunità di giocare in quel 3-3 del 1998. Mi ricordo un’atmosfera intensa da entrambe le parti. Roma è una città storica che si trasforma in quei due colori, è una passione veramente forte e una delle partite più intense al mondo. Mi ricordo che erano partite per le quali si parlava molto molto prima, anche se gli allenatori volevano sempre distogliere l’attenzione”.
Cosa vi dicevate nello spogliatoio prima del Derby?
“Si parlava della partita, sopratutto con giocatori come Petruzzi, Di Biagio e Totti. Per gli stranieri è sempre una cosa diversa e loro ci caricavano. In più, amici, cugini e parenti ci chiamavano per chiederci di vincere”.
Giocatori come Totti, Petruzzi e Di Biagio come affrontavano la partita?
“Paradossalmente per loro era una partita molto difficile, ma anche molto facile. Sentivano molta più pressione, ma con quella partita potevano diventare gli eroi di una città intera”.
Zeman come vi preparava?
“Per lui era una partita come le altre, la viveva diversamente. Per allentare la tensione ogni tanto faceva qualche scherzo e battuta. Erano cose da lui e lo faceva in modo molto simpatico e interessante. Di lui ho un veramente un grande ricordo: fu lui a volermi a Roma, io però non riuscii a dimostrare quello che valevo”.
Pregi e difetti del boemo?
“Di pregi ne ha veramente tantissimi: era un allenatore che vedeva il calcio in un altro modo e che nello spogliatoio si comportava diversamente dagli altri allenatori. Ha autorità, non ha paura di dire le cose che pensa, e sopratutto è una persona autentica. I difetti? Non li so e non mi permetto, si tratta di una persona unica ed eccezionale”.
Su Lazio-Roma?
“Sicuramente la vedo a casa. Per me vince la Roma: mi aspetto una partita aggressiva come sempre nei primi 10-15 minuti, poi usciranno le qualità delle squadre”.
Su Markovic?
“E’ un ragazzo classe 94 molto umile, professionale e serio, e questo è importantissimo per un giocatore. Le qualità sono quelle che si sono viste: grande velocità e tecnica che fa la differenza. Secondo me è pronto per un campionato di qualità superiore come quello italiano, e lo ha dimostrato nelle due partite contro l’Inter”.
A cura di Flavio Festuccia