Il derby è una brutta bestia, che Petkovic mostra di saper subito domare, mentre i maggiori protagonisti giallorossi toppano. De Rossi, colpevolmente per eccesso di nervi, con una espulsione senza giustificazioni. Zeman che continua a non saper interpretare le tensioni di questa sfida. Il resto lo fanno gli errori dei deb (al derby) Goicoechea e Piris. Le fiammate di Totti durano poco. Alla Roma non basta il vantaggio improvviso con Lamela: arriva la quarta sconfitta con l’avversario in rimonta, dopo Bologna, Udinese e Parma. Problemi tattici e psicologici che non sfiorano una Lazio rilanciata dalla stracittadina in zona Champions. Con Hernanes ritrovato protagonista.
LUCE, LOTITO E GOL — Dopo 5′ manca la luce e l’arbitro sospende (per 2′) la gara perché la visibilità è scarsa. L’evento stuzzica il meglio della romanità con lo stadio unito a stornellare: “Lotito paga la luce”. Prima ancora che i riflettori riprendano a funzionare, ci pensa Totti a riaccendere la luce. Un’apertura per Bradley che spreca, un tacco per Balzaretti che dal fondo crossa basso e la difesa della Lazio in affanno si salva in angolo. Dalla bandierina, Totti pennella per la testa di Lamela, abile a spostare con una spintarella Lulic e a segnare di testa senza staccare i piedi da terra. Per l’argentino 8 centri in 11 gare di campionato, micidiale: sempre a segno nelle ultime 6.
REAZIONE LAZIO — Petkovic ha il pregio di tenere calma la sua squadra, cercando di alzare la palla il più possibile su un campo ai limiti della praticabilità. La Roma invece si abbassa eccessivamente concedendo troppe punizioni dalla trequarti con falli tatticamente inutili. E così Konko sfiora il pari di testa su punizione di Hernanes. Poi ci prova da oltre 25 metri, sempre su calcio piazzato, Candreva: Goicoechea forse non si è accorto che piove e protende i guanti in maniera improbabile sulla botta del romano (pare di cuore romanista), spingendo la palla in rete. Pari e ora il vantaggio psicologico è della Lazio, che aggredisce la preda. Hernanes s’inventa un incredibile slalom palla al piede, il suo tiro-cross frenato dalle pozzanghere diventa l’assist perfetto per Klose: implacabile il 2-1, per il tedesco secondo centro nel derby.
FOLLIA DE ROSSI — Il cuore da tifoso gioca un brutto scherzo a Daniele De Rossi che pensa di essere un gladiatore e rifila due manate a Mauri: Rocchi non può che espellerlo dopo aver graziato Burdisso. E nella ripresa Zeman si ritrova a dover rimontare in inferiorità numerica, inserendo Tachtsidis e rinunciando a Lamela per un 4-3-2. C’è da chiedersi col campo molle e in 10 perché togliere un ventenne che corre e lasciare il 36enne Totti che si spegnerà inevitabilmente. Ma non si fa a tempo nemmeno a trovare le posizioni che su un innocuo traversone Piris di testa serve un favoloso assist per Mauri che non fallisce. Pe la cronaca, Prandelli non convocherà De Rossi in base al codice etico, dunque a causa del gesto violento del centrocampista giallorosso.
PAPERA MARCHETTI — La Lazio non disdegna e mantiene il pallino del gioco andando un paio di volte vicino al quarto gol. Un angolo di Totti, ultimo sussulto, per la testa di Osvaldo che alza di capoccia. Esce il capitano ed entra Pjanic che tira una punizione dalla trequarti battezzata male da Marchetti. E dopo il gol Pjanic si rivolge verso la panchina: chi capisce il serbo è sicuro che non siano complimenti per Zeman e i suoi familiari. Sintomo – insieme ad altri palesi segnali di nervosismo – di uno spogliatoio romanista in fermento. Bradley regala l’ultimo brivido con un cross sul quale Osvaldo devia a fil di palo. Esultano i tifosi laziali inneggiando a quello Zeman che col derby sembra proprio non azzeccarci.
RICORDANDO GABBO — Oggi è il quinto anniversario della tragica morte di Gabriele Sandri e per ricordarlo in campo prima della gara c’era un altro Gabriele Sandri, figlioletto del fratello: tanti applausi. Meno bene, come ricordo, quello che è successo fuori prima della gara: due accoltellati e lancio di lacrimogeni per disperdere i gruppi più accesi di ultrà.
Fonte: gazzetta.it