(G. De Bari) – Dedicato a Gabriele Sandri. Nel giorno del ricordo struggente, celebrato da entrambe le tifoserie con un lungo e caloroso applauso quando nella Nord appare la sua gigantografia, la Lazio gli fa il regalo più bello.
Da lassù avrà apprezzato e applaudito anche lui la vittoria e il balletto che i biancocelesti improvvisano sotto la Curva e sotto la pioggia, protagonista della sfida specialmente nel primo tempo quando sull’Olimpico si scatena un nubifragio. Piove sul campo e continua a piovere sulla Roma, uscita battuta e tra le polemiche per il folle gesto di De Rossi e l’insulto di Pjanic al boemo. La quinta rimonta subita e la quarta sconfitta per 3-2, sempre con vantaggio di Lamela. Il calcio di Zeman continua a rimanere una seducente utopia. Quello di Petkovic, che dà una lezione all’esperto collega, appare collaudato e produttivo.
La solita partenza sprint della Roma che, una volta inserita la freccia sulla corsia di sorpasso, prima s’illude poi sbanda sul bagnato, va in testa coda e perde nettamente il derby. I giallorossi, in gol con un colpo di testa di Lamela (viziato da una spinta a Lulic), evaporano nello spazio di 10 minuti. Il tempo necessario alla Lazio per riorganizzarsi, tirare fuori dal guardaroba il meglio del look e offrire una prova puntigliosa, di carattere, in perfetto stile icastico. La Roma apre e chiude le marcature ma, nel mezzo, c’è tanta Lazio. Decisamente troppa per una squadra che, dopo l’ottimo avvio, comincia a perdere i duelli a centrocampo, fino a diventare timida, bolsa, senza idee. Non le bastano neppure la personalità di Totti e De Rossi e il dinamismo di Bradley per fronteggiare l’arrembante avversario che, con il passare dei minuti, prende coraggio, fiducia e le redini del gioco. La squadra di Zeman soffre la velocità di Candreva e Lulic, la classe e i guizzi di Hernanes e la sagacia tattica di Ledesma sul quale nessuno va in pressing. De Rossi e Bradley sono presi in mezzo da avversari agili, pronti ad attaccare gli spazi e atleticamente più tonici.
Per diversi minuti si gioca in condizioni di precaria visibilità, per un problema all’impianto d’illuminazione. Poi si gioca in pessime condizioni di equilibrio, su un terreno ridotto a pantano. Ma il primo tempo è comunque divertente, vibrante, costellato di emozioni. La manovra della Roma subisce una decadenza estetica, quella della Lazio evidenzia un furore iconoclasta perché agita l’incontro con continue offensive, alimentate anche dagli esterni. Tocca al romano Candreva acciuffare il pari, su calcio di punizione conquistato da Hernanes.La botta dai 25 metri è forte, la palla bagnata, ma Goicoechea sbaglia completamente l’intervento. L’impennata romanzesca dei biancocelesti si concretizza dopo 8 minuti quando Hernanes, ancora lui, semina un paio di avversari e prova il tiro sul quale Klose è bravo a smarcarsi, tra Marquinhos e Balzaretti, fulminando il portiere. Al secondo di recupero arriva l’episodio che pesa come un macigno sul derby romanista: rosso diretto a De Rossi per una plateale manata in faccia a Mauri.
Gli incorreggibili difetti della Roma zemaniana tornano a galla in avvio di ripresa quandoPiris serve a Mauri un incredibile e comodo assist per il 3-1. In panchina il boemo osserva impietrito l’ennesima amnesia della sua difesa-colabrodo. Inserisce Tachtsidis, poi toglie Totti per Pjanic ma, sotto di 2 reti e in inferiorità numerica, la partita diventa tutta in salita. Goicoechea compie un paio di parate sullo straripante Hernanes, Mauri viene espulso per doppio giallo dopo un tocco con il braccio, Marchetti regala alla sfida un inatteso finale da brivido. Su un tiro di Pjanic il portiere si fa trovare nettamente fuori porta e viene scavalcato come un frillo. Al 94’ Osvaldo dà l’illusione ottica del pareggio, poi si scatena l’happening biancoceleste.