(U. Trani) – «Io credo in questa Roma. Sono qui per renderla grande. E sono convinto che ci riuscirò, facendo meglio di tredici anni fa, quando gli arbitri ci levarono ventuno punti. Poi se la società non mi vuole, può pure cambiare». Basterebbero questi pochi concetti per capire con quale stato d’animo Zdenek Zeman si presenterà stasera all’Olimpico per la gara con il Palermo terzultimo dopo le due sconfitte di fila contro l’Udinese e il Parma. L’allenatore di Praga è, però, meno sereno del solito. Alza la voce, spesso al minimo e quasi spenta, quando deve analizzare alcune questioni tecniche e umorali. Per difendere con forza le sue idee e i suoi giocatori.
Sabatini, davanti alla squadra, lo ha difeso a cielo aperto prima dell’allenamento. Mossa strategica del ds, da trasmettere in mondovisione. Parole urlate da far sentire oltre il recinto del Bernardini per correggere il messaggio di venerdì, dettato a Roma Channel e studiato a tavolino con il dg Baldini e il consigliere Baldissoni (e battezzato dall’area comunicazione), in cui il boemo era messo in discussione anche pubblicamente e non più solo nei corridoi di Trigoria. Il destinatario sbagliato è stato cambiato: l’interpretazione unanime data da tv e giornali ha evidenziato quanto fosse deleteria quella presa di posizione ufficiale.Zeman ne ha preso atto, ma ha pure capito che l’aria rispetto a un anno fa, quando Luis Enrique è stato protetto ad oltranza, è un’altra: «Siamo settimi e abbiamo undici squadre sotto. Quindi andrebbero esonerati almeno undici tecnici prima di me. Ma io non la penso così e non mi preoccupo, anche se nel calcio può accadere di tutto e se la società non è contenta di me, può cambiare».
«Non sono solo, il club mi appoggia» ha poi sospirato Zdenek. E per certificare la sintonia con i dirigenti ha attaccato: «È colpa dell’ambiente che punta a destabilizzare e vuole il male di questa squadra, guardando solo le cose negative e mai quelle positive che per me ci sono. Nessuno mi chiede niente della partita che giochiamo, mentre ai miei colleghi sì. Questo clima c’è solo qui, anche se comprendo l’amarezza della piazza per i risultati». Per far quadrato basta distribuire le colpe fuori. Mai dentro Trigoria. La Roma, a sentire Zeman, è stata fortemente penalizzata dagli arbitri. Quando non sono i media, ecco spuntare altri nemici. […]
Zeman, insomma, non con vede la crisi e si sente libero di scegliere. «Sono convinto di quello che faccio. E il gruppo possiede valori che, prima o poi, verranno fuori. La società fa la società, non mi ha mai suggerito quello che devo fare, mi lascia ogni responsabilità tecnica. Con il club finora vado d’accordo, abbiamo gli stessi obiettivi e la stessa voglia di fare».Totti, però, lo ha dovuto difendere dopo la caduta di Parma, invitando i compagni a seguire di più il boemo. «Non avevo bisogno del suo intervento, anche se mi ha fatto piacere sentire che la pensa come me pure sulla disciplina tattica. I giocatori si devono abituare a giocare insieme e a rimanere concentrati». Di sicuro non rinuncerà mai al suo 4-3-3. «Perché dovrei cambiarlo, se mi da, in parte, soddisfazioni. Una grande squadra ha un suo gioco che deve cercare di imporre e proporre. Il Barcellona non muta mai atteggiamento, anche se perde una partita». E questi giocatori vanno bene: «La Roma è stata costruita per fare un certo tipo di calcio: i calciatori sono tutti adatti. Ho una rosa ampia e devo scegliere. Se uno bravo rimane fuori è positivo per il club: vuol dire che ho una panchina forte»[…]