(M.Izzi) Premessa: il sottoscritto, da tifoso, non avrebbe dato via Roberto Pruzzo nel 1988 e non darebbe via Daniele De Rossi neanche in uno scambio alla pari con Leo Messi (lo so, lo so, sono matto), detto questo, fatico a comprendere il clamore scatenato dall’interpretazione delle parole del DG giallorosso Franco Baldini. […]
Quando il 24 agosto 1948 la Roma partì per Sora (grazie per i dati cronologici a Massimo Germani), il gioiello e la bandiera della squadra Amedeo Amadei non era tra i convocati. Il club stava trattando la sua cessione e si era deciso di fargli attendere la fumata bianca a Frascati. La trattativa si arenò e Amedeo, il 3 settembre, partì per unirsi ai compagni. Fece in tempo a disputare l’amichevole contro il Sora del 5 settembre, dopodiché dovette rientrare di corsa a Roma. La trattativa per la sua cessione si era riaperta (l’Inter aveva alzato l’offerta) e il 10 settembre “l’ottavo Re di Roma” venne ceduto. Fu una cessione devastante perché fatta da una Roma alla canna del gas, fortunatamente la Lupa dei nostri giorni non ha necessità di vendere (altrimenti lo avrebbe fatto quest’estate incassando una somma fantasmagorica).
Nell’aprile del 1984 Dino Viola, ancora prima dell’ufficializzazione dell’arrivo di Eriksson (Emiliano Mondonico, anch’esso in lizza per la panchina giallorossa, apprese che il prescelto era lo svedese solo il 28 maggio), si stava orientando per la cessione di Ago, che poi seguì Liedholm al Milan. Il presidente aveva ascoltato, vagliato, parlato e scelto, dal suo punto di vista, per il bene della Roma. Nell’estate del 2003, a Forte dei Marmi e nell’ottobre dello stesso anno a Stamford Bridge, Franco Baldini incontrò Roman Abramovich. Per conto della Roma raccolse due offerte: 100 milioni di euro per Emerson e Totti nella prima occasione e 150 milioni di euro per Francesco Totti nella seconda. Franco Sensi ascoltò attentamente e rispose per due volte di no[…]