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IL ROMANISTA E la certezza è sempre Totti

Totti

(C.Zucchelli) – Nero. Se a Francesco Totti venisse chiesto di descrivere il suo attuale stato d’animo la risposta sarebbe una sola. Una parola composta da quattro lettere. Puoi avere 36 o 18 anni, può essere il 6 marzo 1994 o l’ 11 novembre 2012, puoi guadagnare un rigore, litigare, segnare, prendere in giro, fare brutte prestazioni o figure ma se sei romanista e perdi il derby ti rode. E pure tanto. Se poi è il terzo di fila, se poi arriva dopo quindici mesi dove di batoste ne sono arrivate tante, l’incazzatura è pure maggiore. Quella di Totti non è una rabbia, o una delusione, oppure un dispiacere, fine a se stessa. È una rabbia che sarà costruttiva. Per se stesso, ma soprattutto per la Roma e per i suoi tifosi. Come al solito, testa bassa e lavorare. Questa è la ricetta di Zeman per uscire dal momento no – ribadita anche ieri ai dirigenti – e questa è anche la ricetta di Francesco Totti. In campo, e dal campo, l’unica risposta possibile. Insieme a Zeman, uno che da quindici anni a questa parte non fa altro che dire che i 5 giocatori più forti che abbia allenato nella sua carriera sono ” Totti, Totti, Totti, Totti e … Totti”. Firmato il contratto dal boemo, Francesco aveva la certezza di poter vivere una stagione con un riferimento importante davanti. Un riferimento per lui e anche per i compagni, sperava e pensava. E lo pensa e lo spera ancora, anche se le cose non stanno andando come previsto.

Questa estate non era convintissimo di fare l’esterno sinistro d’attacco ma, conoscendo i benefici che si ottengono seguendo Zeman, si è messo a disposizione e il campo gli sta dando soddisfazione. Le sue parole dopo Parma-Roma sono state un monito e un avviso ai naviganti: «Cosa c’è che non va? Tutto: la squadra non riesce a fare quello che vuole il mister e dipende da noi. Dobbiamo restare uniti per uscire dal tunnel il prima possibile. Di quello che ci sta chiedendo Zeman stiamo mettendo in pratica solo il 50% e questo non va bene». Non va bene. E la vittoria col Palermo è stata solo un’illusione. Ne ha viste e sentite tante in questi anni Totti per abbattersi. Ma un’altra stagione di transizione, senza magari le coppe europee e con figuracce da Nord a Sud, non è nella sue intenzioni. Per questo, anche se sempre col sorriso e col solito impegno, vive male questa situazione. Non sarebbe lui, non sarebbe romanista altrimenti. E non sarebbe lui senza l’ironia che lo contraddistingue. Basta vedere il video girato a Londra lunedì sera. Presenti due campioni, lui e Roger Federer. Parlano di calcio, lo svizzero gli dice che il Basilea, di cui è tifoso, sta andando male. (…)

Lunedì arriva il Torino, contro cui ha giocato nel 2007 poche ore dopo essere diventato papà di Chanel, e a cui ha segnato uno dei gol più belli della sua carriera: assist di Candela, serpentina in area, Bucci messo a sedere, Delli Carri idem e palla in rete sotto la Curva Nord. Era il 6 gennaio 2002 ed era sempre gennaio, ma di sei anni più tardi, quando Totti al Torino segna un altro gol importante: Coppa Italia, la Roma affronta i granata per recuperare dal 3-1 dell’andata, Francesco parte dalla panchina, entra al 13’ della ripresa al posto di Vucinic e in un quarto d’ora realizza la doppietta decisiva che cambia il volto alla partita (altri due gol di Mancini e Giuly). Con quelle due reti Totti raggiunge i 200 gol complessivi in giallorosso, traguardo importante ma intermedio di una carriera senza battute d’arresto. Una carriera che, inesorabile, continua. E che anche oggi è la certezza della Roma, per il cui bene ha sempre accettato di tutto, compresi i cambi con Okaka o i 5 minuti al 90’ con la Samp a Genova, tanto per citare gli esempi più recenti.

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