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IL ROMANISTA Totti, quella splendida dozzina

Totti segna il gol numero 300

(D. Galli) – La Juve ce l’ha, il Milan ce l’ha, il Bologna ce l’ha. Francesco Totti ce le ha tutte. Il Pescara gli manca. È l’unica squadra di Serie A alla quale non ha mai segnato, l’unica che per ovvi motivi è scampata all’ira del dio cecchino: 219 gol nella classifica dei marcatori di tutti i tempi del campionato che più conta, Meazza e Altafini staccati, Nordhal a meno 6, Piola a meno tantissimo (ma c’è tempo, c’è tempo…). Francesco si avvicina a grandi passi alla sua tredicesima presenza su tredici, all’ennesima prova di una stagione vissuta con lo spirito di un ragazzino. Continuavano a chiamarlo Highlander. Totti ha saltato una sola partita in questo campionato. Quella con il Cagliari. Non l’ha giocata però nemmeno la Roma.

È stato titolare in tutti i dodici incontri fin qui disputati. Il 36enne Francesco è stato l’unico, persino Lamela non è stato onnipresente come lui. Curioso, per uno che «ma c’ha 36 anni, quanto vuoi che giochi?». Anzi, non è curioso: per gli scettici di inizio stagione è un mistero, un mistero sacro considerando che parliamo di una divinità del calcio mondiale. Il mio (nostro) amico Erik ha una pecca. È una pecca Internazionale. Il 2 settembre a Milano il 20enne Lamela si accomodò in panchina, prendendo il posto del 21enne Destro a venti minuti dalla fine. Il 36enne Totti, quella sera, si fece invece tutti i novanta minuti di Inter-Roma, più il recupero. Continuavano a chiamarlo Highlander ma Trinità va benissimo, assodata la santità profana dell’icona romanista, perché il dubbio di Zeman tra 48 ore non è tra il veterano Totti e il giovane Destro, ma tra il giovane Destro e il giovanissimo Lopez.

Nessuno s’offenda, Mattia per primo, ma non può esserci ballottaggio per Totti. E non tanto per il nome, il blasone, quello che ha fatto e quello che è per la Roma. Piuttosto, per quello che rende, per quello che fa, per quello che è per la Roma adesso, mica 10 o 15 anni fa. Perché, adesso, ha certamente meno esplosività del passato, meno corsa ovviamente, però ha sempre quei numeri mai fini a se stessi che lo portano a collezionare record e, soprattutto, a far vincere la Roma. C’è una statistica interessante, interessante perché esprime in numeri un concetto.

Realizzata e costantemente aggiornata (buono da sapere per gli appassionati) da Whoscored.com, conta il numero di passaggi filtranti andati a buon fine. Totti è in cima all’Europa. Ha una media di 2 filtranti, contro l’1,4 di Cassano e l’1,1 al terzo posto di Pirlo e Hamsik. Seguono Malbranque del Lione, lo juventino Vidal, Cazorla (Arsenal), Di Maria (Real) e persino Barrientos del Catania. Sopra a tutti c’è colui che infrange primati, buca le reti, ammucchia presenze, in cima c’è quel ragazzino che prova piacere ad allenarsi duramente. «Quando un atleta c’è con la testa, può fare qualsiasi cosa», raccontano a Trigoria. E Totti c’è con la testa, il cuore e con quello che sta parecchio sotto il cuore. C’è con tutto se stesso, c’è con la Roma. C’è anche a Pescara. Per la tredicesima volta in questa stagione.

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