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IL TEMPO Un altro Zeman, un’altra Roma

Zeman

(A.Austini) Un altro Zeman, un’altra Roma. Più attenta, meno spettacolare, per adesso vincente. Al boemo non può piacere, ai tifosi, disillusi da un anno e mezzo di ricerca invana del bel gioco, sì. Dal doppio successo con Torino e Pescara esce una squadra diversa e di nuovo in corsa per l’Europa. La sintesi è nel dato dei gol subiti: zero contro i 23 accumulati nelle precedenti 11 partite. Cos’è successo? Innanzitutto la crescita dei singoli e, di conseguenza, la diminuzione degli errori individuali. Bradley in versione regista ha restituito copertura ed equilibrio a centrocampo, Marquinhos è sempre più affidabile e il suo amico Castan (domani aspetta la nascita del secondogenito: auguri) lo guida grazie alla maggiore esperienza.

Finalmente la Roma sembra aver trovato una coppia difensiva ben assortita e affiatata: i due brasiliani giocavano insieme al Corinthians, ora aspettano l’altro ex compagno Dodò e l’anno prossimo Wallace per comporre una linea tutta verdeoro dal futuro assicurato. Più in generale, è la Roma tutta che si è data una sistemata dopo le folli gestioni di alcune partite. Zeman per primo è cambiato, più aperto al dialogo e pronto a correggere alcune sue convinzioni. Nelle ultime due settimane ha annullato il secondo allenamento del venerdì, un segnale di apertura nei confronti del gruppo che lo accusa di essere troppo rigido. Anche nelle scelte il boemo si è riveduto, a costo di smentire se stesso. Prendiamo il caso di Tachtsidis: prima inamovibile, «il migliore in campo in tutte le partite» (Zeman dixit), poi fuori per scelta tecnica nelle ultime due gare in cui era disponibile. La prova definitiva della bocciatura del greco ci sarà a Siena, dove mancherà ancora De Rossi per l’ultima delle tre giornate di squalifica. Il centrocampista, in viaggio di piacere con la fidanzata, è stato raggiunto a Londra da Osvaldo, che non poteva certo perdersi il concerto dei Rolling Stones.

Quello che potrebbe perdere è invece il posto in attacco: al rientro di Lamela, si riaprirà il ballottaggio con Destro. Chi continua a meritarsi l’«immunità» a suon di prestazioni è Totti. Ma il suo modo di giocare è uno dei fattori che rende poco zemaniana la Roma di oggi: anche a Pescara il capitano si è mosso da trequartista centrale, interpretando a piacimento la posizione e, spesso, rallentando i ritmi. Se Totti è il simbolo delle cose che funzionano, tanto altro va ancora corretto. Il rendimento degli esterni difensivi è insufficiente nelle due fasi, Pjanic sembra ingabbiato dai compiti tattici che Zeman vorrebbe assegnargli, l’intesa tra gli attaccanti da affinare. Alla Roma manca più di ogni cosa la convinzione. Nei propri mezzi e nel calcio che vorrebbe produrre l’allenatore. Per adesso siamo di fronte a un ibrido alla ricerca di un assetto definitivo. Quello attuale è bastato per battere avversari modesti e non può andar bene a Zeman. In fondo, è difficile dargli torto: giocare bene aiuta a vincere.

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