Ci sono quelle partite in cui esci dallo stadio amareggiato perchè i tre punti non sono arrivati, ma dentro di te sei comunque soddisfatto. Ti senti soddisfatto perché hai dato tutto quello che potevi dare ed hai fatto tutto quello che potevi fare. Ci sono quelle giornate in cui sei orgoglioso della tua curva, sei orgoglioso di chi ti stava vicino, di chi ha cantato con te e di chi si è dannato l’anima per lo stesso tuo ideale. Un ideale che per chi sta dentro quella curva è anche uno stile di vita, a volte un po’ incosciente e che in pochi possono capire. Perché è un qualcosa che non puoi capire se non ci sei dentro. E chi domenica c’era, è tornato a casa senza voce. Senza voce, sì. Perché la Sud non ha mollato mai, ha ruggito, sempre più forte, fino al 95′. “L’urlo della Sud sale ancora di più, come se la Roma stesse vincendo!” hanno detto in tv, quando sul 3-1 per la Lazio 15.ooo voci si sono alzate al cielo per spingere quel pallone in porta. Ed una volta ci sono riuscite, ma purtroppo non è bastato. Non è bastato a vincerla in campo, ma sugli spalti, chi c’era, non ha vinto, ha stravinto. E chi dall’altra parte muto ammirava, avrà avuto modo anche di prendere appunti su come si tifa una squadra: senza tregua, dall’inizio alla fine. Perchè c’è chi la Sud la dava per finita. C’era chi credeva avesse perso la voce. La voce non l’ha mai persa, magari a volte è stata un po’ rauca, ma c’è sempre stata. E quello dell’altra sera è solo un nuovo inizio, un inizio di passione e colori. Perchè nonostante al giorno d’oggi, tra restrizioni e divieti, fare tifo sia diventato sempre più difficile, il boato della Sud non è mai cessato. Ed un plauso va fatto a chi c’è stato, a chi l’altra sera c’era ed a chi sempre ci sarà. Sempre e comunque a tifare una maglia che è per molti madre, moglie e amante. E se i giocatori in campo ci avessero messo solo un pizzico del cuore che i ragazzi ci hanno messo in curva, i tre punti ce li saremmo portati a casa anche sul campo. Ma anche nel dolore della sconfitta, c’è la consapevolezza che la causa giallorossa nessuno la abbandonerà mai. E nonostante le delusioni e le sofferenze, ognuno di noi, messo davanti a quella maglia non riesce a provare odio o rancore. Le uniche due parole che escono dalla bocca sono semplici e banali, ma dentro ad esse racchiudono una passione indescrivibile: ti amo. E per sempre ti amerò!
Edwin Iacobacci