(F.Ferrazza) Tredici gol a ritmo di tango, quanto basta per togliere il sonno alla Lazio. Potenza argentina condensata nei piedi di Lamela e Osvaldo, cartucce a disposizione di uno Zeman che vuole vincere a tutti i costi il derby del suo ritorno nella capitale. «Ancora non ho visto la Roma migliore — ha detto il tecnico boemo — spero sia quella che vedrò contro la Lazio, dobbiamo crescere molto».
In due hanno segnato solo tre gol in meno di tutta la Lazio, numeri impressionanti che li alzano sul trono dei più pericolosi. E che vengono compensati da Totti, a chiudere il tridente, con ben 4 reti (quindi uno in più di tutta la Lazio). Non si amano troppo, Lamela e Osvaldo, nonostante la comune origine argentina, per differenza d’età, e a causa dello stesso carattere, testardo ed egoista. In campo spesso discutono, famoso lo spintone al più giovane collega negli spogliatoi di Udine, che è costato a Osvaldo l’esclusione dalla trasferta di Firenze. Ma poco importa, il tecnico boemo se li tiene stretti entrambi, a Trigoria non soffia più l’aria moralizzatrice respirata la scorsa stagione sotto la gestione di Luis Enrique e quello che conta davvero è il rendimento sul campo.
E Lamela con 7 gol, insieme al collega azzurro con 6, supportati da un Totti che si muove praticamente da trequartista, rendono l’attacco giallorosso il vero punto di forza a cui aggrapparsi in questo derby. Tra l’altro un gol Osvaldo alla Lazio lo realizzò lo scorso anno, inutile perché la Roma perse, ma sufficiente per renderlo uno dei meno simpatici ai dirimpettai. L’italoargentino mostrò infatti una maglietta dedicata al capitano assente, rievocandone una del passato che fece molto discutere: “Vi ho purgato anch’io”. E chissà che ne abbia un’altra pronta, quando di pronti ci saranno sicuramente molti fischi per lui dalla curva biancoceleste.