(F. Ferrazza) – In città si prova a ripartire dalle parole di Totti per scavare nella profonda crisi che sta affondando la Roma. Il giorno dopo il naufragio di Parma, i romanisti, un po’ sonnacchiosi per la giornata festiva, riversano su social network e radio private a tema tutto il loro malumore, dividendosi in due fazioni belle nette. «Non facciamo quello che ci dice Zeman, la colpa è solo nostra», l’atto d’accusa lanciato da Francesco Totti nel post-gara del Tardini. Parole forti, che spiazzano spogliatoio e ambiente. Ambiente che inevitabilmente si spezza a metà, tra chi imputa la maggior parte delle colpe all’allenatore e chi ai giocatori, nella migliore delle ipotesi non adatti al gioco del boemo, nella peggiore considerati immaturi e scarsi. Tra chi chiede l’allontanamento di Zeman e chi lo considera un intoccabile maestro, con il caos a farla da padrone, riportando tutti ai discorsi, identici, che si facevano la scorsa stagione.
Tra le pieghe di queste discussioni, a unire la maggior parte delle voci arrabbiate, ci sono le responsabilità che vengono addossate alla società perché, e in questo c’è abbastanza univocità, sbagliare per due anni consecutivi guida tecnica e campagna acquisti è abbastanza un’impresa. Svalutati giocatori come Destro e Pjanic, mandati allo sbaraglio giovanissimi non in condizioni accettabili come Dodò, innescate continue tensioni con i veterani dello spogliatoio, vedi De Rossi, Osvaldo e Burdisso. In tutto questo una delle poche note positive la regala Lamela: sei gol e prestazioni sempre più convincenti, per uno dei pochi che sta davvero giovando della cura Zeman. Il valore del ragazzo aumenta di partita in partita, con i bookmakers che danno a 15 la possibilità che a fine anno l’argentino vinca la classifica dei marcatori.
Dal campo, intanto, da segnalare il recupero come al solito record di Balzaretti. Il difensore ha lavorato con i compagni, intenzionato a rientrare proprio contro il suo ex Palermo. Problemi al polpaccio per Stekelenburg, con la promozione di Goicoechea a titolare.