(M. Mensurati) – Salvatore, come lo chiama Flilievski, il capo degli zingari. Mister x, come l’ha definito Gegic, il n.2 della banda. L’amico dei bolognesi che faceva la serie A, come dice il testimone Massimo Erodiani. Qualsiasi sia la sua identità, il futuro dell’inchiesta sul calcioscommesse passa per quest’uomo “che -come ha spiegato Gegic in un’intervista alla Gazzetta dello Sport – vendeva le partite di serie A per 600 mila euro nell’atrio dell’Hotel Toq di corso Como, a Milano”. Ed è proprio intorno a questa affermazione che è ruotata ieri la prima parte dell’interrogatorio di Gegic, costituitosi lunedì alla Malpensa. In meno di 4 ore, di fronte al gip Guido Salvini, Gegic ha ribadito la sua versione: «Da vent’anni in Italia le squadre di A e B si vendono le partite di fine stagione e lo sanno tutti. E tutti lo accettano. lo cominciai a scommettere da solo, avevo trovato qualcuno (Bressan e Gervasoni) che mi dava informazioni buone. Poi il giro si è allargato e ho dovuto chiamare i rinforzi». La scelta cadde su un amico di gioventù: Hristian Hilievski, che in Macedonia pub contare su un esercito di 200 guardie private e un patrimonio notevole. Ma presto il giro si è allargato ed è stato necessario trovare altri investitori (tra questi tale Sulic). Il vertice di questa escalation è stato il contatto con mister x (alias Salvatore). Ed è proprio sudi lui che punterà la seconda parte dell’interrogatorio, oggi dalle 12. «Il calcio italiano deve preoccuparsi delle parole di Gegic?», ha chiesto un cronista al suo legale Roberto Brunelli. Lunga pausa, e poi: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere».